
Alvin ora cammina: una storia di riabilitazione
Il Centro socio-riabilitativo di Uyole è una delle strutture del Progetto Simama che a Mbeya, nella zona sud occidentale della Tanzania, fornisce ai bambini con disabilità della zona le necessarie terapie motorie, cognitive e logopediche, per migliorare la loro salute e la loro qualità di vita. Oltre ai pazienti, alle famiglie e allo staff, frequentano periodicamente il Centro anche le ragazze italiane che sono impegnate nel loro anno di Servizio Civile Universale all’estero con Comunità Solidali nel Mondo: una di loro, Candida Zani, ci racconta in questo testo che vi proponiamo uno spaccato della sua esperienza, legato in particolare ad un piccolo di tre anni di nome Alvin. Una storia personale attraverso la quale possiamo vedere quelle di tutte le bambine e di tutti i bambini che frequentano i Centri di riabilitazione su base comunitaria sostenuti da Comunità Solidali nel Mondo.
Alvin ora cammina
di Candida Zani, operatrice volontaria SCU 2024/25
Alvin Fransisko Pilla è un bambino di tre anni super sorridente e che fa sempre le linguacce, che frequenta il centro di riabilitazione di Uyole da giugno 2024 accompagnato dalla mamma Oliva di 29 anni. Vive a Veta, un quartiere della città di Mbeya da solo con la mamma. Quando Alvin è arrivato al centro sapeva già stare seduto da solo e gattonare ma non riusciva né a stare in piedi da solo né a camminare. Per questo motivo al centro veniva soprattutto per fare esercizi di stretching e di mobilitazione degli arti inferiori, esercizi per stare in piedi con l’ausilio di un supporto ed esercizi per aiutarlo a camminare con l’utilizzo di un deambulatore. A seguito dell’esame medico effettuato all’arrivo nel centro di Uyole, ad Alvin è stato diagnosticato un ritardo nelle tappe dello sviluppo dovuto a un attacco epilettico nei primi mesi di vita. Alvin ha anche partecipato ai nostri screening per valutare la malnutrizione dei bambini e il suo status nutrizionale è considerato normale. Alvin ancora non va all’asilo e non ha iniziato a parlare, ma è in grado di dire qualche parolina come “mama, baba, dada, kaka” (mamma, papà, sorella, fratello).
Quando ho iniziato a prestare il mio servizio civile presso il centro di Uyole e ho incontrato Alvin, io e lui ci siamo subito stati simpatici a vicenda e abbiamo iniziato a giocare insieme mentre lui faceva gli esercizi per imparare a stare in piedi da solo e anche nel cortile quando lui camminava con l’aiuto del deambulatore e io lo rincorrevo facendolo scoppiare a ridere. Vedere Alvin e passare un po’ di tempo con lui ha sempre reso le mie giornate migliori e ogni volta che ho il turno di andare nel centro di Uyole spero sempre che anche lui sia lì perché anche senza parlarci, io e lui ci divertiamo un sacco.
Poi, Alvin e mama Oliva hanno preso una pausa di un mese e mezzo dalle visite al centro poiché la mamma è dovuta andare a Iringa per aiutare la sorella che aveva subito un’operazione chirurgica. Dopo qualche tempo, un giorno insieme a Magret, la tirocinante di scienze sociali, abbiamo chiamato al telefono la mamma, che ci ha dato la bellissima notizia che Alvin aveva iniziato a camminare da solo. Io non sapevo cosa significasse davvero la frase Alvin anatembea (Alvin cammina) e non sapevo di preciso cosa aspettarmi di concreto fino a pochi giorni dopo quando Alvin finalmente è tornato nel centro di riabilitazione.


Mi ricordo perfettamente la scena: io ero dentro la stanza degli esercizi, seduta sul materassino a giocare con alcuni altri bimbi quando mi accorgo che nella stanza era entrata la mamma di Alvin e si era seduta per terra e lui ancora non lo vedevo e mi chiedevo dove fosse finito, fino a quando la sua testolina e il suo bellissimo sorriso non sono spuntati da dietro la porta, i nostri sguardi si sono incrociati e lui mi ha riconosciuto iniziando a sorridere ancora di più. A quel punto Alvin è entrato nella stanza camminando da solo, senza bisogno di sostegni, e ha iniziato a superare tutti gli ostacoli di giocattoli e persone sedute per terra per arrivare fino da me, con il suo passo ancora un po’ incerto ma sicuro delle sue intenzioni. E quando è finalmente arrivato, ci siamo dati un abbraccio grandissimo e abbiamo iniziato a giocare come sempre.
Ecco questo è stato uno dei momenti più belli del mio servizio civile in Tanzania, quello che porterò sempre con me, e che vado a riguardare nella galleria del mio cellulare per riviverlo volta dopo volta attraverso le foto e i video scattati. Quel giorno abbiamo fatto anche quello che facciamo sempre e cioè Alvin che cammina con il girello e io che lo inseguo mentre lui ride e anche qui aveva un passo così deciso e determinato che non manca tanto a quando inizierà a correre. Ora gli manca solo iniziare a parlare e poi sicuramente non lo fermerà più nessuno!
Quando Alvin e la sua mamma hanno finito con la sessione del giorno, li ho accompagnati verso l’uscita e poi un po’ ancora per strada con Alvin che trascinava i piedi sulla strada sterrata molto sabbiosa – qui camminare è un’impresa molto più ardua di quanto non lo sia da noi – e quando si è reso conto che non l’avrei seguito fino alla fermata del daladala (il bus locale)ma sarei dovuta tornare indietro, è scoppiato a piangere disperato.
Visto il mio planning mensile, non capita spesso di rivedere Alvin e la sua mamma: spero però che stiano bene, che lui stia continuando a migliorare, e che presto possa rivederlo ancora per poter immagazzinare nuovi ricordi.