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Viva la formazione, seme del futuro 

Viva la formazione, seme del futuro 

26 Marzo 2024

Imparare, gli uni dagli altri. Trasmettere i saperi, far circolare le competenze, passare parola. Condividere qualcosa, dandosi sostegno a vicenda, per permettere di innescare processi di sviluppo per una comunità intera. E’ un meccanismo semplice ma niente affatto banale quello che sta dietro i percorsi di formazione che Comunità Solidali nel Mondo anima nei programmi di cooperazione che gestisce: un’attività che mette al centro la riabilitazione coinvolgendo le stesse persone con disabilità, i loro familiari e la comunità tutta. E che rappresenta il cuore del suo intervento sul territorio, secondo l’ottica della riabilitazione su base comunitaria (resa dall’acronimo CBR, Community Based Rehabilitation).

Prendete i laboratori culinari a cui di recente hanno partecipato in Tanzania le mamme – e più in generale i caregivers – dei bambini inseriti all’interno del programma contro la malnutrizione. E’ stato insegnato loro come preparare cibi nutrienti utilizzando alimenti locali a basso costo e facilmente reperibili (mais, soia e verdure), e come usare preparazioni a consistenza morbida per i minori con disfagia o con altri rischi associati all’alimentazione. E’ un sapere che passa di persona in persona, che include corsi pratici sulla dieta bilanciata e sulle misure di primo soccorso e salvataggio in caso di ostruzioni, e che dà spessore e conoscenza a chi per primo si prende cura di bambini e ragazzi. Tutte attività specifiche – queste inserite nel progetto SHINE finanziato da Aics – che fanno della comunità il centro dell’intervento per promuovere lo sviluppo.

L’azione di incontrare decine e centinaia di insegnanti delle scuole locali per formarli sui temi della malnutrizione (di recente ne sono stati coinvolti 100 a Mbeya) allarga ancora di più l’ambito di azione, perché non basta che le persone più vicine ai minori con disabilità abbiano le conoscenze necessarie e siano in grado di prendersi cura di loro in modo opportuno, ma serve che l’intera comunità abbia, in modo trasversale, quella consapevolezza che sola può favorire il rispetto dei diritti e la dignità stessa di chi ha una disabilità o una malattia. I 100 docenti di Mbeya hanno oggi gli strumenti per identificare i bambini con malnutrizione e indirizzare le famiglie verso un’adeguata consulenza: un “di più” prezioso, che proseguirà nel tempo e che costituisce un bagaglio culturale che sarà poi trasmesso ad altri insegnanti. E’ questa la cooperazione che incide e che è destinata a lasciare davvero un segno sul territorio in cui opera, non accontentandosi di fare una passerella senza reali benefici sul lungo termine.

Come è importante nel campo della malnutrizione, ugualmente la formazione è fondamentale sul versante più prettamente sanitario della riabilitazione. Il trasferimento di competenze specialistiche di diagnosi e trattamento della disabilità a tutte quelle figure di carattere medico sanitario che operano nei Centri di riabilitazione dell’orbita ComSol è fondamentale per la presa in carico del singolo minore e per un aumento della qualità dei servizi riabilitativi e sanitari offerti. Ad esempio, il progetto “Casa che accoglie” (finanziato dalla Provincia autonoma di Bolzano) prevede quest’anno la realizzazione di una serie di corsi di formazione e aggiornamento per gli operatori sanitari e i Community Rehabilitation Workers (CRWs) operanti presso il Centro SIMAMA di Iyunga, favorendo l’aumento della qualità dei servizi offerti e garantendo il continuo aggiornamento e la continua formazione del personale. Al tempo stesso la costruzione di un ostello a Iyunga è stata deciso non solo pensando di ospitarvi i caregiver del Centro riabilitativo, ma anche personale sanitario esperto proveniente da altre regioni della Tanzania o dall’estero (compresi volontari italiani professionisti fra medici, fisioterapisti e altri operatori sanitari) capaci di fornire il supporto necessario al normale funzionamento del Centro Simama e alle attività di formazione specifica.

Proprio al di là degli aspetti sanitari, è importante che attività formative siano rivolte anche ai genitori (e ai caregivers) dei minori con disabilità, per poter stimolare anche in loro – che vivono costantemente con i bambini – degli atteggiamenti proattivi trasmettendo competenze in materia di gestione della disabilità e riabilitazione. E’ esattamente ciò che è già accaduto in tantissimi progetti del passato, è ciò che accadrà a Iyunga ed è ciò che sta accadendo ora in un altro progetto, quello relativo al supporto ai minori attuato con il finanziamento dell’Unione Buddhista Italiana. Del resto, la formazione nella cura e nell’effettuazione di quella parte di terapia da eseguire fuori dalla struttura diventa essenziale per andare davvero incontro ai bisogni primari dei piccoli pazienti, garantendo loro un supporto che comprenda l’inclusione e la partecipazione: è quello che si dice Sviluppo Inclusivo su Base Comunitaria – CBID, la cui promozione è uno dei pilastri dei programmi e dei progetti di cooperazione attuati da ComSol. 

Quest’ottica è tanto ricca quanto varia. Pensate ai tanti corsi di sartoria che vi abbiamo raccontato nel corso degli anni, alle tante persone – soprattutto donne – che sono state coinvolte in un percorso che dà fiducia e che, trasmettendo una competenza, permette di sentirsi più libere e indipendenti. Un’attività che sfocia anche nella creazione degli oggetti dell’Artigianato Solidale che sono a disposizione di chiunque voglia effettuare una donazione, ma che si configura soprattutto come un ambito da valorizzare in chiave auto-imprenditoriale, realizzando vestiti e oggetti da vendere sul mercato locale tanzaniano. La stessa filosofia che ha ispirato – ne abbiamo parlato solo pochi giorni fa – il giardino terapeutico del Centro Antonia Verna – Kila Siku di Dar es Salaam, uno spazio coltivabile che, dopo una serie di training formativi su come creare un piccolo orto urbano in casa, permetterà ad alcune donne caregiver nel lungo periodo di sfruttare questa conoscenza e  nel breve periodo di poter coltivare il terreno del Centro Antonia Verna – Kila Siku tenendo per sé e per la propria famiglia i prodotti ottenuti.

Dalla riabilitazione alla sartoria, dalla malnutrizione alla cucina: settori diversi nei quali la potenza della formazione sa farsi sentire. In ogni ambito d’azione aumentare le competenze di tutti, degli operatori e degli insegnanti, dei sanitari e dei caregivers, significa creare le premesse per il rispetto dei diritti e della dignità di ogni persona. E significa favorire l’inclusione sociale e lavorativa, costruendo così un mondo più inclusivo. Questa è la filosofia che ci ispira. Perché sappiamo che, operando in questo modo, i semi piantati oggi non germoglieranno una sola volta, ma continueranno a farlo ancora in futuro.

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