I bambini stanno bene: fotografia di una missione.
“La nostra scelta è stata quella di stare vicino alle persone meno tutelate. Sono state le parole di un missionario, di un amico, a farci riflettere sin dal principio, e abbiamo subito accolto e raccolto il suo invito, quello di occuparci delle persone con disabilità, delle persone dimenticate.”
L’incontro di giovedì scorso presso la gelateria Splash di Roma si è aperto con le parole del Presidente di Comunità Solidali nel Mondo, Michelangelo Chiurchiù, che ha ricordato da dove è partita l’associazione: dalle persone. Dalle persone dimenticate, dalle persone di cui non ci si cura, e di cui, spesso, ci si vergogna.
Noi, invece, cerchiamo sin dal 2007 di aiutarle, supportarle, restituirgli dignità: anche per questo abbiamo scelto come titolo della mostra fotografica, aperta ancora fino a domani 30 settembre, “I bambini stanno bene”, perché vorremmo che, quando lo sguardo di occhi e di cuore si posa su un bimbo disabile, a emergere fosse anche la sua gioia di vivere, il suo essere, appunto, bambino e l’energia che riserva alla scoperta del mondo.
La mostra ha raccontato un modo nuovo di vedere la disabilità, e di affrontarla, grazie alle fotografie di Pietro Masturzo e Francesco Canturi.
Pietro Masturzo nel 2010 ha vinto il premio World Press Photo Picture of the Year con un reportage sulle proteste iraniane all’indomani delle elezioni presidenziali: “Provo a raccontare la resistenza dell’essere umano. Perché anche nei momenti e nei contesti più drammatici, l’uomo conserva dentro di sé qualcosa che lo spinge ad aggrapparsi alla vita”.
Francesco Canturi, invece, ha vissuto dall’interno l’esperienza di Comunità Solidali nel Mondo, perché ha partecipato a un campo di lavoro in cui si producevano i mattoni usati poi per costruire il nostro centro: durante l’evento del 23 settembre ha condiviso con i presenti l’enorme bagaglio di vita accumulato nelle settimane passate in Tanzania, mentre era impegnato proprio in questa fase significativa di costruzione.
“Molte delle mie foto sono state scattate in momenti difficili: sono foto rubate, e riflettono anche il mio forte coinvolgimento emotivo. Ricordo un bambino, in particolare, che mi prese per mano e mi portò a vedere casa sua. Camminammo insieme, lungo il tragitto lo fotografai – ci racconta Francesco – e mi sorprese, poi, venire a sapere che tutti erano stupiti dal rapporto che avevamo creato in quei pochi attimi, visto che il bambino soffriva molto per una malformazione agli arti inferiori e non era semplice avvicinarsi a lui. Ho ancora quella foto con me, non me ne separo.”
Si può agire per il bene del mondo anche a distanza, ed è quello che fa Simonetta, la proprietaria della gelateria Splash che ci ha ospitato con amore. Simonetta conserva uno spirito libero e forte, che mette al servizio di chi non ha voce, e di chi aspetta solo che qualcuno gli dia spazio per poter crescere, per poter vivere. La sua opera è importante e la sua voce, la testimonianza che ha condiviso anche durante l’evento, è sempre preziosa.
Il nostro ringraziamento, infine, va a tutte le persone che hanno sottratto del tempo alla loro quotidianità per dedicarlo a conoscere meglio i nostri progetti, a chi è venuto a salutarci quel giorno, a chi ha acquistato gli oggetti di artigianato solidale Mikono Yetu, a chi ha guardato con il cuore quelle foto, ed è stato capace di farsi permeare da tutta la vita che c’è dentro.
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