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Sanità e istruzione, voci dalla Tanzania

Sanità e istruzione, voci dalla Tanzania

23 Giugno 2023

La lontananza dell’ospedale dalla propria abitazione, la difficoltà a reperire medicinali e a destreggiarsi con le assicurazioni sanitarie, la mancata conoscenza dei propri diritti, la complessità dell’inserimento dei bambini con disabilità nell’ambiente scolastico, le speranze e i timori dei genitori o dei parenti, preoccupati per il futuro dei loro piccoli. E’ uno spaccato ancora difficile, nonostante l’impegno messo in campo dal governo e dalle istituzioni locali, quello che emerge dall’ascolto dei cittadini della Tanzania che abbiamo incontrato nelle tre località in cui operiamo da tempo. Mamme e papà, zie e nonne, semplici famiglie ma anche operatori, giovani lavoratori oltre che alcuni professionisti impegnati nelle attività di riabilitazione: uno spaccato che in larga misura manifesta confusione riguardo alle domande che abbiamo posto (incentrate soprattutto sugli aspetti sanitari e scolastici) e che denota una sostanziale non conoscenza dei propri diritti: molti ignorano di poter usufruire di servizi sanitari gratuiti e alcuni addirittura non sanno se possiedono o meno un’assicurazione medica. E’ un quadro che, pur tenendo conto dei progressi fatti negli ultimi anni, conferma la necessità di impegnarsi a fondo per giungere ad una vera e larga presa di coscienza dei diritti dei cittadini con disabilità: quello che, del resto, è proprio l’obiettivo del progetto che vedrà impegnati in Tanzania 4 volontari e volontarie inserite nel Corpi Civili di Pace. Il bando, cui possono candidarsi ragazzi e ragazze di età compresa fra i 18 e i 28 anni, scadrà alle ore 14:00 del prossimo 30 giugno 2023 (qui trovi i dettagli).

Nelle scorse settimane abbiamo chiesto a una cinquantina di persone di dedicarci qualche minuto del loro tempo per rispondere ad alcune domande: volevamo capire come viene percepita la situazione dei diritti delle persone con disabilità in Tanzania e quali ambiti di azione sembrano prioritari rispetto ad altri. Abbiamo ascoltato soprattutto genitori o parenti di bambini con disabilità che sono entrati in contatto con i centri di riabilitazione, ma abbiamo parlato anche con alcuni singoli pazienti e con una serie di lavoratori (fisioterapisti, tirocinanti, autisti, insegnanti). Dei 50 interlocutori che abbiamo incontrato, 31 vivono a Dar Es Salaam, una dozzina a Mbeya e i restanti 7 a Wanging’ombe. Esperienze ovviamente variegate e punti di vista personali anche differenti, ma con un denominatore comune: c’è ancora assai da lavorare per la coscientizzazione dei diritti delle persone con disabilità in Tanzania.

Alcuni esempi concreti. Se la gran parte dei genitori dei piccoli bambini con disabilità fra i 2 e i 6 anni che abbiamo incontrato ha dichiarato di essere a conoscenza del diritto a ricevere un trattamento sanitario, solo la metà ci dice di avere o di potersi permettere un’assicurazione sanitaria e pochissimi dichiarano di trovare facilmente le medicine di cui il loro bambino ha bisogno. E’ buona la soddisfazione verso i centri di riabilitazione frequentati dai piccoli e l’auspicio di queste donne e di questi uomini è in larga parte comune: vedere il proprio figlio imparare a camminare e avere lo stesso sviluppo di tutti gli altri bimbi della loro età. 

C’è chi riporta l’alto costo delle cure ospedaliere, c’è chi sottolinea il rischio assai diffuso che le famiglie si rivolgano agli stregoni più che ai medici e ai sanitari e c’è chi racconta di aver messo in stand-by l’idea di dotarsi di un’assicurazione sanitaria nella speranza che il governo riveda verso il basso i costi sanitari. Sul versante scolastico c’è chi riporta un’esperienza positiva con insegnanti stimolanti e preparati e chi lamenta invece una scarsa inclusione del proprio figlio con disabilità, con il caso limite di chi a mandare il proprio figlio a scuola ha rinunciato, a causa sia della distanza elevata da casa sia dell’incapacità della scuola di gestire un bambino disabile che, per fare un esempio, non sa andare al bagno da solo. 

“Se le ONG – sottolinea il nostro presidente Michelangelo Chiurchiù – vogliono dare continuità ai servizi e alle attività promosse, credo debbano intensificare l’azione di coscientizzazione dei cittadini a cui questi servizi sono rivolti. Un’educazione conformativa e non attiva, come pure le difficoltà a superare una tradizione autoritaria, orientano i genitori dei bambini con disabilità e gli stessi operatori ad aspettare che siano le autorità e le istituzioni a decidere per loro! In questo contesto – puntualizza – non è facile andare controcorrente e accompagnare i cittadini tanzaniani ad essere consapevoli dei propri diritti in coerenza con quanto è scritto nella loro bellissima Costituzione e nelle loro leggi, ma si sa… la democrazia è un cammino in salita!”.

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