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“SCU in corso”: un tuffo in Tanzania con i giovani italiani del Servizio Civile

“SCU in corso”: un tuffo in Tanzania con i giovani italiani del Servizio Civile

8 Ottobre 2024

Sei mesi nel 2024, altrettanti nel 2025. Un intero anno di Servizio Civile Universale per le ragazze e i ragazzi che hanno iniziato la loro esperienza alla fine dello scorso mese di giugno e che sono impegnati ormai a pieno ritmo nelle cinque diverse sedi della Tanzania che li ospitano. Qui sono stati coinvolti all’interno dei progetti che Comunità Solidali nel Mondo porta avanti insieme ai suoi partner locali: un’esperienza che, in termini generali, ha a che fare con l’inclusione sociale e scolastica di minori con disabilità o di minori orfani, in raccordo con le strutture riabilitative o di accoglienza che si occupano di loro e in un’ottica di generale coinvolgimento dell’intera comunità locale.

Partita ufficialmente il 27 giugno 2024, l’avventura del Servizio Civile Universale ha visto tutti i protagonisti – 14 ragazze e 2 ragazzi – impegnarsi in un primo momento di formazione generale a Roma insieme ad altre organizzazioni aderenti – come ComSol – alla Focsiv. Con il volo aereo e l’arrivo in Tanzania, il successivo 7 luglio, è iniziato il periodo di permanenza all’estero, caratterizzato per le prime tre settimane da un soggiorno comune a Ilunda: qui ragazze e ragazzi hanno ricevuto tutti insieme la formazione specifica per il loro anno di Servizio Civile e hanno completato un corso intensivo di lingua swahili, fondamentale per poter al meglio comunicare con la popolazione locale e poter vivere in profondità la loro nuova esperienza. A fine luglio, poi, conclusa la fase formativa preliminare, i volontari e le volontarie hanno raggiunto le sedi definitive del loro servizio: in 4 hanno preso la via di Dar es Salaam, altri 4 si sono spostati a Mbeya, in 2 hanno raggiunto Ilembula, mentre gli altri 6 sono rimasti a Ilunda (di questi, 4 svolgono il servizio nell’adiacente località di Ikelu). Diamo uno sguardo alle specificità di queste singole destinazioni, le quali vivono comunque tutte all’interno di una medesima cornice con sullo sfondo la centralità della dimensione comunitaria nell’intervento svolto.

A Dar es Salaam, insieme a bambini, genitori, caregivers e operatori 

A Dar es Salaam, la più grande metropoli della Tanzania, il gruppo dei giovani del Servizio Civile Universale lega le proprie attività alla promozione dell’accesso alla salute e all’inclusione delle persone con disabilità, operando in stretta sinergia con il Centro di riabilitazione “Antonia Verna –  Kila Siku”. I volontari osservano come avviene la presa in carico dei pazienti, imparano come leggere la cartella e il piano riabilitativo individuale del singolo paziente, e comprendono quali azioni svolgono i caregivers: offrono dunque supporto logistico ai vari operatori, aiutando l’équipe di lavoro nella pianificazione delle visite presso il Centro o al domicilio del paziente. 

Essi svolgono inoltre un ruolo di promozione dell’inclusione scolastica e sociale dei minori con disabilità: con la guida degli operatori locali osservano anzitutto la realtà scolastica cittadina, comprendendone caratteristiche e criticità; partecipano alle riunioni di équipe e alla programmazione degli interventi; fanno azioni di supporto alle attività di inserimento e monitoraggio dei bambini disabili nelle scuole; realizzano materiali illustrativi sul sistema di CBR (riabilitazione su base comunitaria) e prestano supporto nelle sessioni formative destinate alle mamme e ai caregivers dei piccoli pazienti. I volontari sono coinvolti inoltre nelle attività di sensibilizzazione sull’inclusione e sull’autonomia nella vita quotidiana, anche tramite attività di comunicazione (volantini, social media, ecc.) e infine hanno un ruolo di supporto in termini di progettazione e di monitoraggio delle attività di ComSol..

A Mbeya, il servizio per l’inclusione delle persone con disabilità

Anche il progetto attivo a Mbeya, importante città nel sud ovest del paese, vede le giovani italiane del Servizio Civile Universale impegnati nel sostegno per l’inclusione delle persone con disabilità. Qui l’azione è a supporto delle attività dei Centri di riabilitazione SIMAMA, presenti in tre diverse zone della città. Le azioni concretamente svolte richiamano, pur nella specificità del luogo, i filoni già citati per la sede di Dar es Salaam: promozione dell’accesso alla salute e alla CBR, incontri con le famiglie e supporto logistico per le visite, programmazione e aiuto nelle attività riabilitative svolte a domicilio nei villaggi e nelle zone periferiche, inclusione scolastica con inserimento dei bambini disabili nelle scuole, creazione e divulgazione di materiale informativo sono tutte attività alle quali i volontari italiani sono chiamati a collaborare.

La presenza in città di tre diversi Centri e la realizzazione delle visite domiciliari rende la realtà di Mbeya particolarmente efficace a livello di capillarità dei servizi svolti, resi disponibili il più possibile vicino ai luoghi di vita delle famiglie. E anche le sessioni formative per mamme e caregivers (sono previsti 8 corsi di 40 ore) sono svolte con particolare attenzione alle possibilità concrete dei partecipanti.

Nella regione di Njombe, il servizio per bambini orfani o con disabilità

Nella regione di Njombe le sedi – fra loro vicine – di Ilembula, Ikelu e Ilunda vedono i giovani del Servizio Civile Universale impegnati nell’attività di inclusione dei bambini orfani: qui i civilisti sono coinvolti e inseriti nelle progettualità dell’associazione “Pamoya – Insieme per crescere”, da lungo tempo presente nella regione.

Nel dettaglio, a Ilembula l’attività principale è quella di aiutare il personale scolastico nelle attività di tutti i giorni nell’asilo presente nel villaggio: l’obiettivo è di stimolare lo sviluppo delle abilità dei bambini, introdurre attività in chiave ludica, aiutare i piccoli ad utilizzare in altri contesti gli elementi appresi, all’insegna della fantasia e della condivisione. Oltre al supporto allo studio dei bambini della scuola dell’infanzia, è previsto anche l’aiuto scolastico ai bambini con disabilità della scuola primaria, con l’obiettivo di renderli autonomi nello studio. Per loro e per tutti i bambini del centro orfani, sono previste anche attività di supporto e potenziamento a chi presenta problematiche nello studio delle varie materie.

Anche a Ilunda il sostegno all’inclusione dei bambini orfani prevede il coinvolgimento dei neonati (0-2 anni), il supporto ai bambini di scuola dell’infanzia e l’aiuto nello studio in ambito linguistico e matematico per i bambini della classe prima della scuola primaria. I giovani aiutano anche le caregivers del Centro orfani nella cura e nella stimolazione fisica e cognitiva dei neonati e dei bambini con disabilità, affiancando chi si occupa della fisioterapia. In ambito scolastico è prevista anche una conoscenza e poi una collaborazione con le maestre della scuola dell’infanzia per favorire una graduale sensibilizzazione del personale scolastico ad un approccio più completo all’educazione, in base anche all’età evolutiva in cui si collocano i bambini.

Infine la sede di Ikelu, dove il servizio dei giovani italiani si incontra con le attività del locale ospedale, specializzato in neonatologia patologica, e al quale afferiscono i neonati con disabilità o i bambini con gravi ustioni. I giovani italiani sono impegnate dunque nella gestione delle attività ludiche ed educative dei bambini ricoverati nella pediatria dell’ospedale Saint Joseph, in modo da sostenerli nel corso della lunga degenza. Un rapporto di conoscenza e di fiducia che si estende anche alle mamme o alle caregivers, con le quali e per le quali vengono organizzate attività di formazione sulle tappe evolutive del neonato, allattamento, igiene, massaggio infantile, posizionamento e cure neonatali. Azioni utili anche ad implementare il follow up di tutti i neonati dimessi, in modo che nei genitori e nei caregivers rimanga vivo un legame e un’attenzione alla cura del bambino. Il sostegno nella gestione del neonato prematuro e patologico viene effettuato anche attraverso l’organizzazione di eventi di formazione, tenuti da esperti, sulla rianimazione neonatale e la presa in carico dei neonati patologici, a vantaggio di tutto il personale medico e infermieristico della maternità, della neonatologia e della sala parto.

Infine, a vantaggio delle mamme dei bambini ricoverati, è prevista anche un’attività di creazione di un gruppo di donne artigiane che avviino una produzione di manufatti di artigianato da inserire nel mercato tanzaniano ed italiano, di modo da incrementare le entrate delle donne che aderiscono al progetto e per sostenere l’economia locale.

La riabilitazione, e lo sviluppo umano, su base comunitaria

Come è evidente, tutte le attività, in tutte le cinque sedi, sono svolte con l’assoluto protagonismo della comunità locale: i ragazzi e le ragazze italiane entrano in relazione diretta con i bambini, le mamme, i caregivers e tutti gli operatori che a vario titolo si occupano della promozione della dignità dei bambini orfani e dei bambini con disabilità. Per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, è un cammino – iniziato tre mesi fa – che matura di settimana in settimana. Un percorso che seguiremo da vicino nei prossimi mesi, conoscendo meglio i nostri protagonisti, ascoltando le loro voci e dando conto delle attività svolte.

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