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Il senso moderno di un’istituzione antica: il Servizio Civile.

Il senso moderno di un’istituzione antica: il Servizio Civile.

1 Marzo 2023

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio. Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

Papa Francesco

A volte le attività quotidiane proseguono e vanno avanti senza sosta, ed è difficile fermarsi a pensare, a riflettere. Noi, invece, una riflessione vogliamo farla, perché è indispensabile, ed è necessaria. 

La citazione di Papa Francesco con cui abbiamo aperto questo articolo contiene al suo interno molte verità, e una parola potente: servizio. Sul sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri si legge: “Il servizio civile è impegnarsi in un progetto finalizzato alla difesa non armata e nonviolenta della Patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, con azioni per le comunità e per il territorio”. 

È solo questo?

Il servizio civile è nato nel 1972 come diritto all’obiezione di coscienza al servizio militare, ed essendo alternativo a questo era obbligatorio. Nel 2001, poi, è stato istituito il servizio civile nazionale su base volontaria, aperto dunque anche alle donne. A seguito dell’eliminazione della leva obbligatoria, il servizio civile è diventato quindi volontario prima e universale poi, con una grande estensione della base a cui l’istituzione è rivolta. 1,2 milioni sono stati i ragazzi e le ragazze che dal 1972 hanno dedicato un anno della loro vita al Servizio civile.

Oggi, dopo cinquant’anni esatti, cosa resta di quel diritto e di quell’esperienza?

È recente la notizia per cui le richieste dei giovani per il bando in corso sono complessivamente superiori ai posti disponibili ma con delle criticità molto visibili. Intanto si registra che alcuni progetti non hanno ricevuto domande e che c’è uno squilibrio di queste ultime verso il Sud Italia, mentre nelle sedi del Nord si fa fatica a coprire i posti disponibili. Inoltre, si teme un fenomeno che si è già verificato in passato e cioè che molti giovani, pur avendo fatto domanda, non si presentino alle selezioni lasciando del tutto scoperte le sedi di servizio (lo scorso anno il fenomeno ha interessato il 15% delle sedi).

Sul punto, riportiamo la riflessione del nostro Presidente, Michelangelo Chiurchiù: “Credo sia necessario fare un passo indietro per poterne fare uno in avanti. Lavorare con impegno e di concerto con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile a una campagna capillare di informazione sul servizio civile: molti giovani degli ultimi anni delle superiori e universitari semplicemente non conoscono questa opportunità. Occorre poi cercare di riprendere il senso profondo dell’istituzione. Non molto tempo fa, considerazioni e indicazioni politiche hanno messo l’accento sui concetti di occupabilità e di approccio al mondo del lavoro, mettendoli in relazione con i giovani che sceglievano di fare un’esperienza di servizio civile: questo è fuorviante!

Noi siamo certi che questo non può e non deve essere il punto focale del quadro d’insieme: occorre che l’Istituzione statale di riferimento per il Servizio Civile Universale metta in condizione gli Enti gestori di orientare i giovani nella scelta, anche mettendo in campo risorse economiche adeguate.  Se un giovane sarà aiutato a fare scelte coerenti con le proprie conoscenze, le proprie aspirazioni, i propri valori di riferimento svolgerà un servizio più adeguato per la collettività e ne uscirà arricchito”.  

Noi aggiungiamo che scegliere di proporsi per il Servizio civile universale significa tendere una mano, aprirsi a mondi sconosciuti, spesso difficili, e uscirne migliori, nell’animo e nella mente. Significa ricevere indietro più di quanto si è dato, fare il massimo con le risorse di cui si dispone, essere parte di un grande cambiamento.

Significa, per dirla con le parole di una nostra ex civilista e Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, Valentina Collina, avere un grande privilegio. Un privilegio che non si può scrivere su un curriculum ma che insegna a vivere, un privilegio fatto di accoglienza, cura, rispetto, ascolto, crescita.

Un privilegio fatto di amore.

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