Ricordi, emozioni e riflessioni di un ambasciatore
di Roberto Mengoni*, Capo dell’Ufficio Africa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale
Tre anni dopo, il ritorno in Tanzania è una strada che va dall’aeroporto al centro cittadino. Le cose sono cambiate, come è giusto che sia, ma neanche tanto. La città è un gigantesco cantiere. Si costruisce un futuro migliore. Si erige una civiltà nuova. A passeggio una mattina per Dar es Salaam, i passi seguono percorsi prestabiliti, vanno in automatico, come se un solco pieno di memorie li guidasse.
Era dicembre 2020 quando me ne andai. Ci sono tornato nel marzo 2024. È un ritorno in Tanzania dopo aver passato un tempo che sembra quasi un esilio, anche se sono appena tre anni. Torno in Tanzania in missione ministeriale, con tutto il peso del ruolo di capo ufficio Africa della cooperazione allo sviluppo, badando a rispettare i ruoli altri, prima di tutto il mio successore come Ambasciatore, il bravo Marco.
Ma c’è un momento, tuttavia, in cui ritorno indietro a quattro anni prima, in cui riprendo il senso del mio stare in Africa e in Tanzania. Ed accade quando il sabato torno a visitare, insieme ai colleghi del Ministero e di AICS, il centro di riabilitazione comunitaria “Kila Siku”, creato da Comunità Solidali nel Mondo con le Sorelle di Ivrea e fondi AICS. Si trova a Kawe, nella periferia di Dar Es Salaam.
Il Centro risponde ad un bisogno fortemente sentito di sostegno e cura per bambini con problemi di disabilità. Segue più di 700 pazienti e i loro genitori, quasi sempre le madri. Al di là dei numeri, c’è quella energia che pervade il posto, che viene dalla nostra mamma Africa, che tiene uniti i cooperanti e le cooperanti italiane con le mamme tanzaniane e i loro figli bisognosi di cure. Sembra che il tempo possa tornare indietro, almeno per un momento. Sento parlare della ministra della salute Tanzania, è la stessa da sei anni, Ummy Mwalimu, la persona con cui abbiamo inaugurato il centro nel 2018. A lei piace il posto, vorrebbe che diventasse un modello per il resto del paese. Ma cosa ha visto là dentro che l’ha colpita? È solo un posto oppure è un luogo di incontro, dove si può realizzare l’ingenua speranza di un mondo migliore, di un’umanità che viene da lontano e abbraccia le mamme e i loro figli dai mille problemi?
Occorre far pace con i propri ricordi. Si può convivere con loro e farli rivivere. Invece di lasciarsi prendere dalla nostalgia, osservare i segni della propria permanenza e scoprire che nel fluttuare delle cose, quello che rimane è la nostra capacità di entrare in contatto, ad un livello emotivo primordiale, con un luogo e con delle persone, l’unica cosa che, alla fine conta.
* Roberto Mengoni, diplomatico dal 1997, ha prestato servizio a Città del Messico, Tokyo, New Delhi, Seoul, Canberra e Dar es Salaam. Dal 2016 al 2021 è stato Ambasciatore d’Italia in Tanzania. Attualmente è Capo dell’Ufficio Africa del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale.
Nella foto di apertura: sud di Dar es Salaam, strada di ritorno dalla spiagga di Kigamboni