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Hilmy, con lui c’è anche la Tanzania alle Paralimpiadi di Parigi

Hilmy, con lui c’è anche la Tanzania alle Paralimpiadi di Parigi

3 Settembre 2024

“Lui è l’unico atleta a rappresentare la Tanzania ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 e merita il nostro pieno sostegno”. Le parole di Vincent Kaduma, segretario generale del Comitato Paralimpico Tanzaniano (TPC), riportate dai quotidiani tanzaniani alla vigilia delle Paralimpiadi che hanno visto arrivare nella capitale francese circa 4.400 atleti provenienti da ogni parte del mondo, sono riferite all’unico rappresentante della Tanzania iscritto alla manifestazione: un ragazzo che tutti abbiamo potuto vedere sfilare, sventolando la bandiera tanzaniana, nel corso della Cerimonia di Apertura dei Giochi tenutasi lo scorso 28 agosto sull’ultimo tratto degli Champs Elysée e poi in place de la Concorde, davanti agli occhi del mondo intero. Uno scenario emozionante, un momento da immortalare e da ricordare per sempre.

Si chiama Hilmy Shawwal, classe 1996, compirà dunque 28 anni il prossimo 29 settembre, ed è un ragazzo con una grande passione: l’atletica leggera e le corse veloci in carrozzina. “La mia vita – ha raccontato nelle scorse settimane mentre si preparava alla trasferta in Francia – è cambiata per sempre domenica 14 luglio 2024, quando ho ricevuto una chiamata dalla Tanzania e sono stato travolto dalla gioia nell’apprendere che ero stato selezionato per le Paralimpiadi 2024 a Parigi. La Tanzania è il paese natale di mia madre e rappresentarla è una scelta profondamente personale e significativa per me”.

In effetti il luogo di residenza abituale di Hilmy è, praticamente da sempre, la Gran Bretagna. E’ qui che, quando ha appena 9 anni, inizia a gareggiare sulla carrozzina nelle gare organizzate dalla sua scuola: “Sono nato con la spina bifida e ho sempre creduto che i punti di forza maggiori emergano in occasione delle sfide più grandi: il mio percorso per diventare un atleta paralimpico è una testimonianza di questo. Avere la spina bifida ha le sue sfide e implicazioni, ma le ho sempre abbracciate. E se non le avessi avute, non sarei dove sono oggi”, ha raccontato. “La mia storia è una testimonianza del potere della perseveranza e dell’importanza di cogliere le opportunità, indipendentemente dalle sfide che la vita presenta”.

Il sogno di un bambino, una passione che arriva a Parigi 2024

Nel 2008 osserva in tv gli atleti che partecipano ai Giochi Paralimpici di Pechino e quattro anni più tardi è proprio la città dove vive, Londra, ad ospitare le Paralimpiadi: un’edizione passata alla storia come quella che ha segnato la crescita esponenziale del movimento paralimpico e la sua riconoscibilità come evento planetario. Ad impressionarlo e a ispirarlo sono le gesta di un grande campione paralimpico, il britannico David Weir, uno dei volti iconici di quella Paralimpiade, nel corso della quale vincerà quattro medaglie d’oro, sbaragliando il campo sulle distanze degli 800, 1500 e 5.000 metri e nella maratona. “Da quel momento in poi, dopo averlo visto, ho capito che le corse in carrozzina erano lo sport che volevo”, ha detto Hilmy.

Così dopo quei Giochi, a 15 anni, viene selezionato per entrare alla Weir Archer Academy, un’organizzazione fondata proprio da Weir (insieme a Jenny Archer) con l’obiettivo di dare continuità all’esperienza di Londra 2012 individuando, supportando e allenando nuovi giovani talenti paralimpici. Shawwal diventa un vero atleta: “Ricevere la divisa della Gran Bretagna per gareggiare agli IWAS World Junior Games di Praga nel 2016 arrivando terzo nei 100 metri, fu emozionante”. Dal punto di vista agonistico col tempo migliora pian piano le sue prestazioni, mentre nella vita quotidiana – terminata l’esperienza all’Academy – acquisisce una competenza professionale diventando un tutor motivazionale. Continua però a coltivare la sua passione sportiva, e nel 2022 lancia anche una raccolta fondi da 8 mila euro per dotarsi di una nuova carrozzina da corsa: “La mia è con me ormai da oltre 4 anni – spiegava all’epoca – e una carrozzina nuova, pur estremamente costosa, significherà una crescita delle mie prestazioni”. Cosa che effettivamente avviene.

All’inizio del 2024 un’intuizione poi rivelatasi fortunata: date le sue origini materne e dunque la sua possibilità di essere schierato come atleta tanzaniano, chiede al Comitato Paralimpico della Tanzania di supportarlo in tal senso nei confronti del Comitato paralimpico internazionale. E, come detto, le porte delle Paralimpiadi gli si aprono. Prima fa il portabandiera durante la Cerimonia di Apertura dei Giochi, e poi il 4 settembre allo Stade de France di Parigi Saint-Denis scende in pista per la gara dei 100 metri categoria T54.

Shawwal prende parte alla seconda batteria dei 100m categoria T54, concludendo la sua gara con il tempo di 16:08, assai vicino al suo record personale di 15:85 col quale si era presentato ai blocchi di partenza. Sul traguardo lo precedono in cinque, con il portoghese Balde che vince in 13:75 davanti al finlandese Tahti (13:84) e al cinese Zhang (14:10), mentre alle spalle di Shawwal arriva l’eritreo Weldemariam che chiude in 19:81. Come previsto, il risultato cronometrico non consente all’atleta tanzaniano di qualificarsi per la finale (l’ultimo degli ammessi chiude col tempo di 14:52) ma resta l’enorme soddisfazione di aver gareggiato con i migliori atleti del mondo, l’orgoglio di essersi classificato (considerando entrambe le batterie) all’undicesimo posto su un totale di 14 partecipanti e naturalmente l’emozione di sentir scandire il proprio nome dagli speaker dello Stade de France, applaudito da 40.000 spettatori e visto in tv da un gran numero di telespettatori in tutto il mondo. Una partecipazione storica, per lui stesso e per la Tanzania.

Tanzania, per sette volte presente ai Giochi Paralimpici

La partecipazione di Hilmy Shawwal ha dato dunque la possibilità alla Tanzania di essere presente ai Giochi Paralimpici per la settima volta nella sua storia. La prima in assoluto fu a Barcellona 1992, poi dopo alcuni anni di assenza, il ritorno ad Atene 2004 e da allora la presenza a tutte le edizioni che si sono svolte. In ogni circostanza, tranne che a Tokyo 2020 quando gli atleti in gara furono due, la Tanzania ha portato ogni volta un solo rappresentante. Una presenza esigua, certo, ma ugualmente importante perché anche simbolicamente necessaria alla promozione dello sport e al rafforzamento della consapevolezza dell’importanza del ruolo della pratica sportiva nella vita delle persone con disabilità di ogni paese.

Se infatti i Giochi Paralimpici esprimono e mettono in mostra l’eccellenza agonistica dello sport praticato da persone con disabilità, da sempre l’obiettivo più importante della manifestazione è quello di promuovere un cambiamento culturale profondo, sottolineando i diritti umani che devono essere garantiti ad ogni persone con disabilità del pianeta. Lo sport, in un’ottica di inclusione sociale e culturale, si dimostra da sempre un formidabile volano che consente a quanti lo praticano e vivono di migliorare sensibilmente la propria qualità di vita. Se dunque alle Paralimpiadi partecipano solo i migliori e i più bravi – come del resto avviene per definizione anche alle Olimpiadi – ciò che più importa è la promozione e l’allargamento quanto più ampio possibile delle persone che praticano sport, anche e in modo non agonistico.

Sette discipline paralimpiche in Tanzania

Fondamentale in tal senso, ovunque nel mondo, è la programmazione, con la moltiplicazione delle occasioni in cui incontrare le persone con disabilità, presentare loro le discipline sportive, mettere a disposizione le strutture e le attrezzature sportive necessarie (spesso costose) per garantire la pratica sportiva. Ecco il ruolo dei Comitati paralimpici nazionali. Quello tanzaniano coordina le attività sportive di sette discipline: l’atletica, il sollevamento pesi, il nuoto, il basket in carrozzina, il goalball, il sitting volley e il tennistavolo. Negli anni, anche grazie ad alcuni sponsor privati, sono state organizzate competizioni per promuovere le attività e la conoscenza del movimento sportivo paralimpico, per motivare ragazzi e ragazze con disabilità a praticare sport, per offrire opportunità di incontro, scambio e confronto comune. Un cammino niente affatto semplice e necessariamente lungo, particolarmente ostico in contesti – e quello africano è uno di questi – dove la consapevolezza dei diritti delle persone con disabilità e della necessità di garantirli nel concreto, ha mosso i primi passi solo in tempi relativamente recenti.

La “geografia” delle Paralimpiadi, ad iniziare dalla stessa composizione del medagliere, dunque dalle nazioni i cui atleti ottengono medaglie paralimpiche, rispecchia in buona parte l’attenzione e l’impegno con cui i singoli paesi curano e promuovono la pratica sportiva delle persone con disabilità. Ma per crescere e germogliare è fondamentale che ci sia un seme da cui partire: in questo senso la partecipazione di Hilmy Shawwal, seppur maturata lontano dai confini del paese, è utile ad accrescere la consapevolezza dell’importanza del movimento paralimpico sia nella comunità nazionale sia nelle stesse istituzioni.

Lo sport è parte della vita, e la sua pratica è una delle modalità attraverso cui si realizza concretamente la propria realizzazione personale. Il diritto alla salute passa anche attraverso la pratica sportiva, che come gli altri grandi ambiti della vita (il lavoro, l’istruzione, l’autonomia abitativa, ecc.) contribuiscono al pieno riconoscimento della dignità di ogni persona con disabilità. Accompagnare questo percorso è il senso del nostro lavoro di cooperazione internazionale in Tanzania. Ed è per questo che, insieme a quello per i 141 atleti paralimpici che compongono la delegazione italiana, in questi giorni il nostro tifo è stato anche per Hilmy, unico rappresentante della Tanzania paralimpica a Parigi 2024.

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