“Chukuana”, un workshop sulla decolonizzazione degli interventi delle ong
La cooperazione allo sviluppo nei paesi dell’Africa e dell’America del Sud ha bisogno di vivere una sua “decolonizzazione”, che parta da un’analisi del modo in cui le attività sono condotte e conduca a garantire l’autonomia, l’autodeterminazione e l’indipendenza dei partner locali, che non a caso reclamano apertamente un loro forte protagonismo. Il tema interroga vivamente le organizzazioni non governative e le istituzioni che operano nel sud del mondo e richiede capacità di approfondimento, di comprensione della realtà e di confronto reciproco: per questo Comunità Solidali nel Mondo ha promosso “Chukuana – Decolonizzare davvero”, l’evento organizzato a Roma da mercoledì 27 e venerdì 29 settembre all’interno del quale è previsto un workshop pensato appositamente per riflettere, dibattere ed elaborare proposte, da consegnare ai decisori politici, che traducano le esigenze dei nostri partner del Sud.
L’appuntamento – promosso in collaborazione con AOI e Focsiv – è per giovedì 28 settembre a partire dalle ore 17:00 alla Casa del Municipio I Roma Centro (via Galilei 53). A confrontarsi, coordinati da Roberto Natale (Rai), saranno il presidente di Comunità Solidali nel Mondo, Michelangelo Chiurchiù; lo storico africanista Sandro Triulzi; la presidente di Focsiv Ivana Borsotto; il responsabile relazioni internazionali di Oxfam Italia, Francesco Petrelli; il prof. Senga Pemba dell’Università Sfuchas (Tanzania); l’economista Pasquale De Muro (Università Roma Tre); la presidente di AOI Silvia Stilli; il giornalista, docente e saggista Jean-Léonard Touadi. Partecipa anche tu, segnala qui la tua presenza.
La decolonizzazione dell’aiuto allo sviluppo rappresenta oggi lo sbocco di una riflessione urgente che interroga le organizzazioni del settore: chi opera sul campo – è la premessa dell’incontro – sa che il tema ha la sua complessità, non solo a livello teorico, ma per le implicazioni concrete e la traduzione operativa negli spazi delle attività e dei progetti. Come è possibile garantire la continuità dei progetti quando in loco mancano le competenze? Come è possibile costruire la sostenibilità futura dei progetti avviati dinanzi a Istituzioni pubbliche locali che per molti versi si rivelano inadeguate? Come si può giungere ad una autentica partnership paritaria, se sussistono ancora delle asimmetrie di potere? Questi interrogativi, e molti altri, rappresentano pane quotidiano per chi fa cooperazione allo sviluppo e richiedono una discussione franca e onesta.
Ad iniziare – sottolinea il presidente di ComSol, Michelangelo Chiurchiù – proprio dal fatto che “serve la consapevolezza comune che va riletta la storia coloniale italiana, che è stata un’avventura becera e assassina: una storia completamente rimossa, ma che ha portato nelle terre africane interessate una politica di terrore e di sterminio. Noi italiani siamo stati colonialisti, e colonialisti della peggior specie. Non è allora una cosa che riguarda esclusivamente gli altri: la decolonizzazione riguarda anche noi italiani”.
“Nel tempo – continua – abbiamo assistito ad una crescente disuguaglianza nonostante il fatto che negli ultimi 50 anni siano stati inviati nell’Africa subsahariana oltre un trilione (mille miliardi) di dollari. Quando oggi parliamo di decolonizzazione dei rapporti e delle relazioni attuali, allora, significa che va aperta una nuova stagione. Oggi i nuovi criteri per la progettazione degli interventi delle organizzazioni non governative – sottolinea Chiurchiù – sono unanimi nel dirci che l’obiettivo principale da raggiungere è il cambiamento strutturale delle istituzioni in loco, non la realizzazione delle attività. Quello che facciamo come ong è certamente importante, serve per accompagnare quelle comunità, ma dobbiamo tenere conto che dobbiamo fare un’azione politica”.
La foto di apertura è di Marco Palombi