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“Vi racconto perché sono felice di lavorare qui”

“Vi racconto perché sono felice di lavorare qui”

28 Febbraio 2025

In tre, nel pieno dei loro vent’anni o qualcosa di più. Due ragazze e un ragazzo. Due provenienti dall’Italia, una dalla Tanzania. Tre persone che si incontrano a Dar es Salaam, al Centro di riabilitazione A. Verna – Kila Siku, dove ogni giorno ai bambini e ai ragazzi con disabilità viene garantita la necessaria riabilitazione medico-sanitaria. Qui, in quella che possiamo definire una piccola cittadella perfettamente integrata nel quartiere periferico di Kawe, tante persone si incontrano e molte relazioni si sviluppano.

Giada e Davide sono due ragazzi italiani impegnati per un anno nel Servizio Civile Universale con Comunità Solidali nel Mondo: danno supporto alle tante attività del Centro A. Verna. Margareth è una ragazza tanzaniana ed è la cuoca del Centro, impegnata nella ristorazione per tutti coloro che gravitano nella struttura. Quella che segue è la cronaca di una loro chiacchierata, così come Giada e Davide ce l’hanno voluta riportare, in forma di intervista. L’occasione per conoscere meglio Margareth, giovane ragazza e lavoratrice tanzaniana. Buona lettura.

Cotto e mangiato, Tanzania edition

Storia di una lavoratrice del centro Antonia Verna – Kila Siku

di Giada Tagliente e Davide Landanesi, operatori volontari SCU 2024/25

Il centro di riabilitazione Antonia Verna – Kila Siku è un luogo ricco di persone, storie ed emozioni. Proprio per questo motivo, vogliamo presentarvi Margareth, che per noi civilisti è diventata Marghe, ossia una lavoratrice, una collega e un’amica che si dedica alla ristorazione presso il centro. Questa storia vogliamo rappresentarla con un’intervista, condotta in lingua Swahili e poi tradotta grazie all’aiuto degli operatori del centro. La conversazione è avvenuta durante una consueta mattinata di servizio e seduti al tavolino, mentre stavamo setacciando e pulendo i fagioli, i quali poi sarebbero stati cucinati per il pranzo di quel giorno.

(Giada) Per rompere il ghiaccio, nonostante i trenta e passa gradi, presentati!
“Mi chiamo Margareth James, ho 22 anni e la mia tribù si chiama Kuria, dalla regione di Mara. Amo cucinare e sono cuoca presso il centro di riabilitazione Antonia Verna”.

(Davide) In quale zona di Dar es Salaam vivi? Vivi da sola o con la tua famiglia?
“Vivo nel quartiere di Kawe, qui a Dar es Salaam, con la mia famiglia composta da mia madre e dai miei due fratelli”.

(Giada) Quando e come sei venuta a conoscenza del centro Antonia Verna?
“È stato nel 2022 quando l’ho visto sui social media, dato che ho un fratello con disabilità. Il mio fratellino si chiama Jonathan James, ha 4 anni e grazie a lui ho conosciuto il centro Antonia Verna dove poi abbiamo iniziato la registrazione per i servizi di riabilitazione. In seguito, mi hanno preso a lavorare come cuoca presso il centro”.

(Davide) Raccontaci di quando e come hai iniziato a lavorare presso il centro. Che cosa ti ha portata qui?
“All’inizio sono venuta con lo scopo di osservare mio fratello e gli altri bambini, imbattendomi anche in incontri e seminari sui bambini con disabilità. Quando ho saputo che stavano cercando qualcuno che cucinasse per i genitori, ho colto l’occasione e ho iniziato a lavorare ufficialmente come cuoca qui al centro”.

(Giada) Di cosa ti occupi e cosa ti piace di più del tuo lavoro?
“Qui mi occupo del servizio di ristorazione del centro, nel luogo che noi chiamiamo “Canteen”. Preparo il tè e qualche snack per la colazione e cucino il pranzo per i clienti o gli operatori del centro. Sono felice di lavorare in questo posto perché mi sento libera e amata, e ho la possibilità di vedere le diverse attività che si svolgono al centro”.

(Davide) Hai già lavorato in altre cucine? Se sì, quali differenze ci sono con il lavoro qui?
“Ho lavorato in diversi posti come cuoca, l’ultimo era un ristorante a Masaki. La differenza tra Masaki e qui è che quando lavoravo lì, impiegavo molto tempo e denaro per i trasporti, utilizzavo due autobus del trasporto pubblico per raggiungere la mia destinazione. Inoltre, dovevo passare molto tempo al lavoro ed era stancante. Preferisco decisamente lavorare qui a Kawe ogni giorno, in quanto Kawe è casa mia”..

(Giada) Cosa ti ha ispirata a diventare una cuoca? Come è iniziato il tuo percorso culinario?
“La prima cosa che mi ha fatto interessare alla cucina è stata mia sorella Zainab, perché è una grande cuoca e vorrei essere come lei. Mi ha insegnato veramente tanto. All’inizio facevo un po’ di fatica a cucinare perché non ero molto brava. Un giorno, infatti, mi era stato ordinato di fare degli snack, ma ho fallito perché non erano molto buoni e quindi non ho ricevuto i soldi. Questa cosa mi ha fatto sentire male e anche un po’ in colpa. Da allora ho deciso di imparare e applicarmi seriamente, capendo veramente che la cucina era dentro il mio cuore. Ora, infatti, mi piace da morire e mi diverto”.

(Davide) Qual è la tua filosofia o il tuo approccio quando prepari i pasti per i clienti o per gli operatori? Ci sono nuove tecniche o ingredienti che hai sperimentato per migliorare i pasti?
“Ho usato tecniche diverse durante il corso degli anni e mi ha stimolato parecchio osservare e imparare dai professionisti che mi hanno preceduto. Quando vado da qualche parte e scopro che qualcuno usa una certa ricetta che non conosco, vado a cercarla, poi la provo a casa e se ha un buon sapore la utilizzo per affinare le mie abilità culinarie. Inoltre, mi piace ascoltare le esigenze dei clienti in modo tale da comprenderli, farli appassionare alla mia cucina e farli tornare ad assaporare i miei piatti”.

(Giada) Com’è il tuo rapporto con i colleghi della “Canteen” e con gli altri operatori del centro?
“Ringrazio Dio perché io e i miei colleghi, cuochi e non, ci vogliamo bene e ci aiutiamo a vicenda. Mi correggono quando sbaglio, soprattutto mi fanno notare quando aggiungo molto sale o quando uso spezie diverse che non sono gradite. Mi rimproverano sempre e in maniera educata quando sbaglio e ne sono felice perché così posso migliorare imparando dai miei errori”.

(Davide) Hai incontrato delle difficoltà da quando hai iniziato a lavorare qui? Quali sono le maggiori sfide che devi affrontare lavorando qui? E come cerchi di superarle?
“Credo che in ogni lavoro ci siano delle sfide. La prima sfida che ho affrontato qui riguarda i clienti, perché ad alcuni di loro non piace il cibo con troppo olio, ad altri invece piace con molto olio, perciò, devo stare attenta a bilanciarlo mentre cucino. La seconda sfida riguarda il numero di clienti, poiché non tutti i giorni abbiamo molti clienti, ma grazie a Dio riusciamo sempre a vendere tutto il cibo e a evitare gli sprechi. Le sfide sono all’ordine del giorno, perciò ci piacerebbe tanto sapere che cosa i clienti apprezzano maggiormente, in modo tale da essere pronti ed evitare incomprensioni”.

(Giada) Cosa miglioreresti o cosa vorresti cambiare del tuo lavoro?
“Vorrei che la Canteen avesse più capitale da investire nella nostra attività per migliorare il servizio, per avere più snack e di diverso tipo. Mi piacerebbe anche avere più varietà di cibo per i pranzi e avere un menù diverso per ogni giorno della settimana. Per far sì che questo accada, appunto, avremmo bisogno di un piccolo investimento”.

(Davide) Ritieni che il tuo impegno e il tuo contributo possano dare un valore aggiunto al Centro? E in che modo?
“Sì, ne sono fermamente convinta. Se mi impegno al massimo e lavoro duramente posso portare un valore aggiunto, sia dal punto di vista economico che umano e professionale. Se potessimo avere maggiori entrate dalla Canteen, potremmo migliorare gli altri servizi del centro e attirare sempre più clienti al nostro ristorante. I profitti della mensa potrebbero essere trasferiti al centro e potrebbero essere utili per aiutare i bambini con disabilità”.

(Giada) Per concludere e non parlare soltanto di lavoro… Raccontaci qualcosa di te al di fuori della tua vita lavorativa: quali sono le tue passioni, cosa fai nel tempo libero, eccetera.
“Come ho detto prima, il mio sogno è di diventare una cuoca migliore, perciò faccio esperimenti anche quando non sono al lavoro. Ma al di fuori della cucina mi piace vedermi come un’imprenditrice, che crea e vende svariate cose, come ad esempio il burro di arachidi, le arachidi tostate con le uova, il sapone, le borse e i vestiti riadattati. Inoltre, mi entusiasma cantare, soprattutto con il mio coro gospel, attraverso il quale ho anche l’opportunità di vendere le cose che realizzo con le mie mani. Amo andare in spiaggia ed esercitare le mie abilità canore accompagnata dal vento del mare. Adoro andarci perché non ci sono rumori che possano disturbarmi mentre canto, eccetto quello delle onde del mare che dà ritmo alla mia voce. Infine, ogni tanto mi concedo qualche piccolo sfizio. La domenica dopo la messa, vado al salone di bellezza per rilassarmi e per scambiare qualche chiacchiera con le mie amiche”.

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