Intervista a Francesco Di Rosa.
Francesco Di Rosa ricopre il ruolo di primo oboe solista nell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. È considerato uno dei migliori oboisti del panorama internazionale ed è stato Primo oboe solista dell’Orchestra del Teatro alla Scala e Vice Presidente della Filarmonica della Scala, ha suonato nelle sale da concerto più prestigiose del mondo ed è stato diretto dai più celebri direttori d’orchestra (tra gli altri Abbado, Muti, Barenboim,Giulini). Insegna oboe ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia e All’Accademia Filarmonica di Bologna.
Quest’anno abbiamo condiviso con lui un percorso di collaborazione e di conoscenza, che lo ha portato a sostenere la nostra campagna “Diamo un nome al tuo 5×1000” e in generale tutte le nostre attività. Lo abbiamo intervistato e quello che emerge è il ritratto di un artista e di un uomo di grande sensibilità e partecipazione.
Francesco, cosa significa per te la parola “solidarietà”?
Per me la parola solidarietà ha un senso profondo che racchiuderei in questo: esprimere solidarietà significa riuscire a comprendere i bisogni altrui e dare un aiuto concreto a chi ne ha bisogno. Si tratta di un principio fondamentale per una serena e giusta convivenza all’interno di una collettività.
Sei socio fondatore del movimento Musicians for Human Rights e della Human Rights Orchestra: qual è il ruolo della musica nell’aiutare chi ha più bisogno?
La musica con il suo linguaggio universale comunica grandi emozioni, non fa distinzioni, arriva a tutti nelle sue più svariate forme, e diventa uno strumento eccezionale per sensibilizzare le coscienze e portare messaggi di alto profilo sociale politico e umanitario.
I concerti della Human Rights Orchestra, per esempio, oltre a raccogliere fondi per scopi benefici sensibilizzano il pubblico verso la difesa dei diritti di tutte quelle persone che sono ai margini della società. In questo senso, dunque, la musica svolge un ruolo che riesce davvero ad andare oltre ogni confine e barriera.
Come insegnante di oboe ai corsi di perfezionamento dell’Accademia di Santa Cecilia e dell’Accademia Filarmonica di Bologna hai modo di confrontarti con le generazioni più giovani. In cosa si differenzia, per quella che è la tua esperienza, l’impegno a favore degli altri tra ragazzi e adulti?
La maggior parte dei miei giovani studenti ha un grande cuore e una grande sensibilità. È un tratto che li distingue subito e me ne sono accorto in tanti modi: per esempio, ogni volta che li ho coinvolti in progetti di natura sociale si sono sempre fatti in quattro. Per loro essere solidali è spontaneo e naturale, non è mai un gesto forzato o ragionato.
Come hai conosciuto Comunità Solidali nel Mondo e cosa ti ha spinto a supportare la nostra campagna 5×1000 del 2022 e in generale tutte le attività della nostra associazione?
Conosco benissimo il Fondatore e Presidente dell’associazione, siamo entrambi originari di Montegranaro, un piccolo paese nelle Marche. Grazie a lui ho avuto modo nel corso del tempo di approfondire da vicino l’attività dell’associazione, e tutti i progetti che ha realizzato e che porta avanti. Conoscerla dall’interno mi ha, inoltre, mostrato con chiarezza quanto sia seria e trasparente, e per tutte queste ragioni ho accettato con grande gioia di supportare le attività di Comunità Solidali nel Mondo.
Ringraziamo Francesco per il supporto, per il tempo, per la partecipazione, e per essersi messo al servizio dei nostri progetti di solidarietà.