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Comunità Solidali nel Mondo incontra l’Ambasciatore della Tanzania in Italia.

Comunità Solidali nel Mondo incontra l’Ambasciatore della Tanzania in Italia.

15 Marzo 2022

Comunità Solidali nel Mondo incontra l’Ambasciatore della Tanzania in Italia.

Qualche giorno fa abbiamo avuto l’onore di ospitare sul nostro blog le parole, importanti e sentite, dell’Ambasciatore italiano in Tanzania, Marco Lombardi. Oggi, invece, vi raccontiamo con molta partecipazione e tanto entusiasmo l’incontro che abbiamo avuto con il nuovo Ambasciatore della Tanzania in Italia, Mahmoud Kombo.

Lo scorso 26 febbraio, infatti, abbiamo accolto l’invito a essere parte di un importante meeting che si è tenuto presso l’Ambasciata tanzaniana a Roma: un invito che ha coinvolto tutte le ONG che operano nel Paese africano. Insieme a Comunità Solidali nel Mondo erano presenti ben 63 associazioni, e noi siamo stati tra quelle che hanno avuto la possibilità di illustrare la propria attività.

Abbiamo parlato, così, dei tanti progetti di cui ci occupiamo e il confronto con tutti è stato molto proficuo, perché ci ha consentito anche di evidenziare alcune criticità emerse nella nostra esperienza quotidiana sul campo e di chiedere un concreto appoggio all’Ambasciatore. Questo scambio ha portato a trasformare le problematiche evidenziate in cinque “resolutions” che l’Ambasciatore Kombo ha condiviso ed evidenziato come un indispensabile punto di base, da cui partire per poter avviare misure concrete.

a) Il primo punto riguarda la questione Permit/Visa. È stato sollevato da molte tra le varie ONG presenti, soprattutto da quelle che accolgono volontari in Servizio civile e che si trovano, per tale ragione, nella posizione scomoda di non avere un percorso chiaro per l’ottenimento dei permessi. Infatti, sono diversi i criteri a cui si fa riferimento per capire quale soluzione adottare, per esempio il tipo di registrazione e lo stato delle organizzazioni in Tanzania, o ancora la regione in cui le associazioni operano. Inoltre, in alcuni casi i percorsi legati all’ottenimento del permesso possono essere molto costosi e molto lunghi, e senza che si possa avere alcuna garanzia di un esito finale positivo.

b) Il secondo nodo si lega al rapporto pubblico/privato ovvero alla possibilità di creare sinergie nell’ambito dei vari progetti tra ONG, responsabili governativi, università e altre Istituzioni culturali, in un’ottica di collaborazione e sostegno reciproci.

c) Il terzo punto ha riguardato lo status delle ONG e in particolare la possibilità di essere riconosciute come Charity. Essere riconosciuti come un’organizzazione non a scopo di lucro faciliterebbe di molto le nostre attività in Tanzania, così come quelle delle altre associazioni che come noi si impegnano quotidianamente sul territorio. Oltre a differenziarci, infatti, in modo giusto e corretto dalle società private in relazione al calcolo delle imposte dovute, faciliterebbe notevolmente l’ottenimento di permessi di soggiorno e di lavoro sia per gli operatori umanitari che per i volontari.

d) Un punto molto sentito è stato quello dei tanzaniani della Diaspora. Il gruppo delle associazioni di Tanzaniani di Genova e di Napoli ha fatto sentire la propria voce e ha chiesto un supporto capace di sostenere e appoggiare il loro percorso di inclusione nella nostra società.

e) Infine, l’ultimo punto si è legato alla costituzione di un gruppo ristretto rappresentativo delle ONG, di cui farebbe parte la nostra associazione, un gruppo finalizzato a continuare il confronto periodicamente e a valorizzare percorsi utili a favorire collaborazioni, partenariati e scambi nelle varie attività e nei progetti attivi in Tanzania.

La partecipazione e l’apertura mostrate dall’Ambasciatore, che oltre a essere abile e capace è una figura politica con alle spalle incarichi prestigiosi nel suo Paese (è stato sia Ministro della Salute a Zanzibar che Ministro del Turismo), rappresentano una concreta opportunità che può trasformarsi in risorsa preziosa, facendo da ponte con le istituzioni Governative della Tanzania.

Il nostro auspicio è quello che si continui sulla strada appena tracciata, perché in questo modo sarà possibile realizzare una più efficace cooperazione e prendersi cura delle persone in misura ancora maggiore.

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