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Quando il Fundraising è Personale: due storie, un solo obiettivo

Quando il Fundraising è Personale: due storie, un solo obiettivo

23 Giugno 2025

In un mondo in cui la solidarietà sembra spesso demandata a grandi campagne e strutture complesse, ci sono gesti semplici e potenti che raccontano un altro modo di fare la differenza. È il caso del Personal Fundraising, una forma di raccolta fondi che nasce dalle relazioni, dall’iniziativa individuale e dal desiderio profondo di contribuire in modo diretto e sentito.
Per una realtà come Comunità Solidali nel Mondo, che lavora fianco a fianco con le comunità locali in Tanzania, queste iniziative personali diventano linfa vitale, connessione umana, cambiamento concreto.

Due delle nostre operatrici volontarie in Servizio Civile 2024_2025, Greta Mion e Chiara Della Mora, hanno sperimentato sulla propria pelle il valore del Personal Fundraising. Due approcci diversi, entrambi efficaci. Due sguardi appassionati, entrambi profondamente coinvolti.

Greta: un ponte tra Social e Solidarietà

Greta, maestra con anni di esperienza nel mondo dell’infanzia, è partita per la Tanzania dopo aver costruito una piccola community online attraverso il suo profilo Instagram “MaestraGre”. Quella che poteva sembrare una semplice pagina per educatori è diventata, con il tempo, una finestra sul mondo.
Durante il suo Servizio Civile al centro orfani “Tumaini” di Njombe, Greta ha continuato a raccontare la sua esperienza: le giornate con i bambini, le difficoltà, le bellezze inattese. Le persone hanno iniziato a scriverle, a chiedere come poter aiutare. E così è nata una raccolta fondi spontanea.

Attraverso i social, Greta è riuscita a coinvolgere decine di donatori, raccogliendo fondi per migliorare la vita quotidiana dei bambini: libri per la biblioteca, tappeti, biberon, luci solari, impermeabili e tanto altro.

I social, se usati con autenticità, possono fare piccole grandi cose”, racconta Greta. E il suo racconto lo dimostra: è bastata una voce vera, un telefono, e tanta passione.

Chiara: dalla clinica in Italia ai bambini di Mbeya

Logopedista de La Nostra Famiglia, Chiara ha vissuto il suo anno in Tanzania lavorando nei centri riabilitativi Simama di Mbeya, dove ha incontrato bambini con paralisi cerebrale e/o epilessia. Se da un lato i centri offrivano attività di mobilizzazione, dall’altro mancavano completamente materiali per la stimolazione cognitiva. Giochi rotti e consumati. Da qui l’idea: perché non provare a coinvolgere i suoi colleghi in Italia?

Con semplicità e cuore, Chiara ha raccontato ai suoi colleghi la realtà che stava vivendo e ha lanciato una raccolta fondi interna, coinvolgendo il reparto di logopedia de La Nostra Famiglia di San Vito. Ha realizzato anche una locandina, curata nei dettagli, e ha condiviso il suo obiettivo: acquistare giochi nuovi, stimolanti, educativi per i bambini dei centri Simama. Qualche esempio? Costruzioni morbide, pongo, pastelli, palloncini, macchinine, giochi causa effetto, giochi sonori, puzzle in legno, frutta di plastica, animali giocattolo, bolle di sapone, giochi per stimolare la motricità fine.

Il risultato? Una risposta calorosa, sentita. Non solo donazioni, ma partecipazione, ascolto, vicinanza.

Chiara non ha fatto fundraising in senso tecnico. Ha fatto comunità. Ha trasformato un bisogno concreto in un’opportunità di relazione e responsabilità condivisa.

Un valore che va oltre i numeri

Quello che accomuna le esperienze di Chiara e Greta è la relazione: con i bambini in Tanzania, con i colleghi in Italia, con una comunità virtuale che si è fatta concreta.
Il Personal Fundraising, per Comunità Solidali nel Mondo, non è solo uno strumento per raccogliere fondi, è un gesto di responsabilità attiva, è un modo per rendere ognuno protagonista del cambiamento, è la prova che la cooperazione internazionale inizia anche da un gruppo WhatsApp, da una newsletter tra colleghi, da un post su Instagram, da una condivisione di idee via telefono.

Per questo vogliamo promuovere sempre più questo tipo di iniziative: perché non servono grandi mezzi per fare la differenza ma una visione condivisa e il coraggio di crederci.

Il ricordo pronunciato in occasione del funerale di don Franco.

Fermo, 29-maggio–2025

Ognuno qui ha il suo ricordo e la sua storia con don Franco: tante persone diverse che hanno  avuto una relazione o un’intesa con lui. Un po’ come gli Apostoli dopo la Pentecoste come ci raccontano gli Atti: “Siamo Parti, Medi,  Elamiti, Ebrei, Arabi …e sentiamo ciascuno parlare alla nostra lingua!”

Abbiamo riconosciuto in don Franco la capacità di comunicare al di là delle ideologie. Per il  primo maggio del ’69 a Capodarco lanciò la festa invitando tutte le forze politiche: democristiani, socialisti, comunisti. E fu festa!

Non a caso sul portone d’ingresso della villa ricordo ancora un cartello: “Casa Papa Giovanni  è la casa di tutti: Entra pure!” 

Un giorno stavamo insieme e gli chiesi: “Ma tu don Frà, ci credi ai miracoli?” Lui in silenzio  aprì la Bibbia che aveva sul tavolo e lesse Isaia 35: “Dite agli smarriti di cuore: Coraggio non  temete! Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, si apriranno gli occhi dei ciechi, lo zoppo salterà  come un cervo…!” Ecco – mi disse – noi in comunità li vediamo ogni giorno i miracoli. La  Comunità non è opera dell’uomo e opera di Dio”.

Don franco era profeta e ha interpretato con determinazione la parola dei profeti.

Vorrei concludere infine con un’ultima riflessione.

Come vengono chiamati nella Chiesa coloro che fanno i miracoli, che aprono la Comunità a tante sorelle e fratelli lontani, che testimoniano la loro fede attraverso una carità feconda? Santi! La chiesa li chiama e li vuole santi!

Io ho l’intima convinzione di aver conosciuto in don Franco un santo! Non certo quella  santità che ci viene proposta attraverso le immagini patinate così disincarnate e astratte che sembra di avere a che fare con degli angeli e non con donne e uomini veri. In 49 anni di comunità di cui 22 a contatto quotidiano con lui ho conosciuto le sue sfuriate, le sue passioni, le sue fragilità e i suoi errori; ma ho anche apprezzato quella forza, quella fede e quell’energia che ti fa esclamare: “Veramente era un uomo di Dio!”

Ringrazio il Signore.

Grazie don Franco

Michelangelo Chiurchiù

 

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