Ma perché dovrei fare un’esperienza in Africa?
Un campo di volontariato, un anno di servizio civile universale, l’opportunità dei corpi civili di pace. Le occasioni per prendere parte all’azione di Comunità Solidali nel Mondo non mancano, ma perché diciamo sempre ai giovani che incontriamo che una fra queste esperienze andrebbe fatta? Perché la consigliamo? E perché, dal suo punto di vista, una ragazza o un ragazzo di 20, 25 o 30 anni dovrebbe imbarcarsi in un’avventura come questa? Quali sono le motivazioni, quali sono gli obiettivi, quali sono anche i vantaggi di una scelta del genere? Insomma, semplicemente: “Ma perché?”.
Ognuno ha le sue risposte personali ma noi proviamo a metterne in fila qualcuna fra quelle che ci sembra possano essere più valide. Quella che consigliamo è un’esperienza che andrebbe fatta perché:
- Perché ciascuno di noi, anche e forse soprattutto quando ha 20 o 30 anni, sta e vive dentro un sistema di valori e non può sottrarsi alla costruzione di una società che non discrimini e non emargini il più debole;
- Perché è una risposta concreta alla “globalizzazione” che ci rende più vicini fra noi e ci dà la consapevolezza che nessuno è estraneo al nostro sguardo. Rispetto a 50 anni fa nessuno può dire di non vedere il bisogno, che ci viene messo davanti in ogni momento: e oggi ad avere bisogno sono i due terzi dell’umanità, non una ristretta minoranza.
- Perché siamo cittadini italiani e l’art. 2 della nostra Costituzione afferma che “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo … e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”. La Costituzione non è un testo vecchio utile per qualche discorso del Capo dello Stato: è il patto che unisce noi cittadini. La solidarietà allora non è un affare di pochi. E’ un elemento costitutivo della nostra identità di cittadine e cittadini.
- Perché è un’occasione per cercare una crescita umana e personale. La relazione fonda l’identità del soggetto, quindi di ciascuno di noi. E’ un elemento essenziale del nostro essere. Quando si vive in un contesto culturale differente dal proprio, quando si fa un’esperienza “esterna”, la relazione è sempre più ricca e sfidante e l’identità personale ne risulta rafforzata. E’ il sentirsi e l’essere “cittadini del mondo”.
- Perché in molti casi è coerente con la scelta professionale che è stata fatta, e in ogni caso sempre e comunque permette l’acquisizione di competenze personali che sono sicuramente utili nel mondo del lavoro, quale che sia il mestiere e il campo scelto. Ad esempio, per un ragazzo che intende diventare fisioterapista, o già lo è diventato, la scelta professionale di fondo è stata quella di rispondere a chi ha bisogno o a chi non trova risposte al bisogno. Farlo in un’esperienza internazionale rafforza volontà e competenze.
Abbiamo presentato questi cinque punti nel corso di un incontro avuto il 13 marzo 2023 alla Fondazione Santa Lucia di Roma con un gruppo di ragazzi e ragazze del corso di laurea in fisioterapia dell’Università di Tor Vergata: un’occasione preziosa che ci ha permesso di presentare le attività compiute in Africa e il senso profondo del nostro agire. In quella circostanza, grazie ad un collegamento in videoconferenza, abbiamo ascoltato alcune testimonianze da Dar es Salaam e da Mbeya. Fra queste, prendiamo in prestito qui le parole con le quali Valerio Topazio, Project Manager nel programma SIMAMA a Mbeya, si è rivolto alle studentesse e agli studenti del corso di fisioterapia:
“Il consiglio che vorrei darvi è di non perdere l’occasione di fare un’esperienza come questa, particolare, bella, unica nel suo genere, capace di essere rivoluzionaria nel vostro percorso professionale e personale. Noi giovani spesso usciamo dal percorso universitario con l’idea di cercare al più presto il nostro sbocco professionale, di dover per forza conquistare una posizione nella nostra società, e concentrati su questo ci limitiamo, impedendoci di partecipare ad altri programmi ed esperienze. Ma in realtà abbiamo una vita davanti per fare quelle cose, per pensare al lavoro, alla famiglia, ai soldi. Prima di tutto questo, non negatevi un’esperienza di vita come quelle che Comunità Solidali nel Mondo propone”.
E anche il nostro presidente, Michelangelo Chiurchiù, non manca di sottolineare questo aspetto: “Ragazzi, ragazze: avrete tempo per sistemarvi, per lavorare, per inserirvi all’interno della vita professionale. Fare, prima di tutto questo, un’esperienza in Africa vi aiuterà ad avere uno sguardo diverso e vi arricchirà sia dal punto di vista umano sia professionale. Vi aspettiamo!”.