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Autore: Francesco Cartei

La notizia più bella!

Accademia dei Lincei premia Comunità Solidali

Siamo orgogliosi e contenti di condividere con voi un importante riconoscimento ricevuto da parte della prestigiosa Accademia Nazionale dei Lincei che ci ha conferito il Premio “Antonio Feltrinelli” per un’Impresa Eccezionale di alto Valore Morale e Umanitario 2021.

La proposta che è stata premiata si intitola “L’epilessia: la speranza della normalità”.

Potremo così affrontare con maggiore forza gli enormi problemi sanitari di cui soffrono i bambini con disabilità in Tanzania.

Questa iniziativa in modo particolare vuole contrastare con urgenza le difficoltà legate all’epilessia, che affliggono il 50% dei bambini visitati nei nostri centri di riabilitazione.

Lo faremo attraverso le attività di diagnosi, la cura e l’assistenza costante di almeno 250 piccoli pazienti.

Ci teniamo a ringraziare di cuore l’Accademia e gli Accademici che hanno presentato e sostenuto la nostra candidatura.

Ci teniamo a ringraziare anche tutti i nostri sostenitori, senza i quali non sarebbe stato possibile raggiungere questo importante obiettivo.

L’anno di Simama!

Nel 2020, anche se con una breve chiusura e con le successive misure preventive rese necessarie dalla pandemia da coronavirus, lo staff dei Centri Simama ha continuato a svolgere le sue attività nella città di Mbeya, nella zona sud ovest della Tanzania, e ad offrire un servizio di riabilitazione continuo e di qualità.

A dicembre è stato organizzato un training formativo per le CRWs, (Community Rehabilitation Workers), parte fondamentale della CBR e dei nostri centri, con il supporto e la supervisione del fisioterapista e terapista occupazionale. Il training, svolto attraverso una modalità prettamente pratica e basato sullo studio di casi clinici, ha permesso alle operatrici di “scambiarsi” per un giorno e collaborare anche durante gli esercizi pratici con le colleghe degli altri centri (Iyunga, Simike ed Uyole). La formazione continua permette di migliorare le competenze e conoscenze del nostro staff  e offrire così un servizio di riabilitazione sempre migliore e di qualità.

Per migliorare la reportistica delle attività e della frequenza sono stati introdotti dei nuovi form e sono stati digitalizzati tutti i dati inerenti i centri.

Nel corso del medesimo mese lo staff Simama ha deciso di formalizzare la creazione di un gruppo di genitori per ogni centro. Ogni gruppo ha eletto un rappresentante, il quale si farà portavoce di problemi e suggerimenti da parte dei genitori. Questo permetterà una maggiore inclusione e partecipazione dei genitori nelle attività e una comunicazione più facile ed efficace con lo staff. Inoltre, i rappresentanti dei 3 centri creeranno una rete volta a favorire la collaborazione e a conseguire maggiore coordinamento.

Sono già molte le attività che lo staff ha iniziato a implementare nei primi mesi dell’anno: incontri di prevenzione in diversi centri di Salute della città indirizzato alle donne in stato di gravidanza; promozione della strategia CBR e incontri con le autorità locali; formazione più frequente alle CRWs e ai caregiver; programma di inclusione scolastica e formazione agli insegnanti e studenti.

Il 2021 è dunque ricco di progetti e programmi che mirano a fare sempre meglio, a lavorare con e per la comunità e a raggiungere con i nostri servizi anche i bambini più lontani.

Il nuovo numero di Inuka!

Nel suo editoriale, Michelangelo Chiurchiù, Presidente di Comunità Solidali nel Mondo, descrive i cambiamenti che hanno segnato la Tanzania nelle ultime settimane. Dalla morte del presidente negazionista John Magufuli, all’incarico di Samia Hassan Suluhu, prima donna ad assumere la carica di presidente in Tanzania.

A seguire un focus sulla situazione dei nostri Centri di Riabilitazione con le immagini e i racconti dei festeggiamenti a Dar Es Salaam del 3 dicembre scorso, in occasione della Giornata Mondiale della Disabilità.

A pagina 3 la soddisfazione di aver contribuito a promuovere l’Ospedale di

Riabilitazione Inuka, a Wanging’Ombe inaugurato nel 2011. Da piccolo centro adibito alla cura e alla riabilitazione dei bambini con disabilità oggi è diventato un riferimento importante per due intere regioni, a sud-ovest della Tanzania.

A pagina 4 troverete il nostro contributo al National Rehabilitation Strategic Plan – una strategia nazionale sulla riabilitazione per la definizione di un pacchetto di strumenti a sostegno delle persone con disabilità.

A pagina 5 l’intervista di Federica Castellana a padre Furaha Ntasamaye, giovane prete di 42 anni e referente per i nostri progetti nella regione di Mbeya.

A pagina 6, una preziosa analisi socio culturale sulla presa in carico del bambino con paralisi celebrale infantile in Tanzania. L’autore è Valerio Topazio, fisioterapista già volontario in servizio civile nel paese africano.

A conclusione la recensione di Azzurra Cori del primo manuale per la riabilitazione delle persone con disabilità promosso da Comunità Solidali.

La presa in carico del bambino con paralisi cerebrale infantile in Tanzania

L’analisi socio-culturale di Valerio Topazio, fisioterapista, già volontario in Servizio Civile nel paese africano

La paralisi cerebrale infantile (CP) è un disturbo persistente ma non progressivo che si presenta nel bambino a seguito di una lesione cerebrale con alterazioni delle funzioni cognitive e motorie. 

La CP può essere individuata già nei primi mesi di vita, quando il neonato presenta disfunzioni neurologiche o anomalie nelle tappe dello sviluppo psicomotorio. 

L’importanza di un intervento e di una diagnosi precoce risulta fondamentale perché, nel primo periodo di vita, lo sviluppo del cervello è caratterizzato da un alto tasso di plasticità e da una buona capacità di recuperare.

In Tanzania, però, una significativa percentuale di bambini con CP inizia il trattamento di riabilitazione troppo tardi, quando sono bambini adulti (considerati così superato l’anno di età). Se poi consideriamo le difficoltà nell’adottare le linee guida, la severità di alcuni casi, purtroppo, la prognosi tende solo a peggiorare.

Perché la presa in carico inTanzania ritarda? Perché tanti bambini iniziano il trattamento riabilitativo dopo il primo anno di età e molti addirittura dopo, perfino a 5/7 anni? 

Quali possono essere gli elementi che rallentano la presa in carico del bambino affetto da CP?

Queste e altre sono state le domande che mi sono posto quando, dopo la mia laurea in fisioterapia , ho trascorso un anno di volontariato in Tanzania. In un contesto caratterizzato da queste difficoltà, ho avuto modo di raccogliere molti dati e di osservarne il comportamento.

In Tanzania la presa in carico dei bambini affetti da CP ritarda a causa di elementi che ne ostacolano il processo: ho voluto dividere gli elementi in fattori di rischio modificabili, parzialmente modificabili e non modificabili.

I fattori di rischio modificabili sono considerati di natura ambientale e sono quelli sui quali possiamo intervenire.

FATTORI EDUCATIVI:

  • i cittadini hanno una scarsa educazione sanitaria, non si conosce il problema, e non si cerca un rimedio;
  • i cittadini hanno una scarsa fiducia verso le Istituzioni e verso la sanità pubblica.

FATTORI CULTURALI:

  • spesso si assiste a una stigmatizzazione della disabilità: ciò porta alla paura di parlarne alla comunità, il bambino viene isolato e deprivato del contesto sociale, la comunità non viene a conoscenza del problema quindi viene meno il supporto dalla rete sociale;
  • ci si affida al witchdoctor (lo “sciamano”) prima che si arrivi in un ospedale.
    Questo perché spesso la malattia nel bambino viene vista come una maledizione da epurare e spesso viene colpevolizzata la mamma di questo;

FATTORI SOCIO-POLITICI:

  • isolamento, molte persone vivono confinate in un contesto rurale, quindi la rete sociale è molto povera;
  • svantaggio economico, la mancanza di un sostegno economico da parte del governo e delle istituzioni locali, porta a limitare le cure per il bambino con disabilità e a favorire gli altri che possono apportare maggiore beneficio nella rete familiare.
  • carenza di strutture e risorse

a) la mamma durante la gravidanza e dopo il parto non viene seguita da uno specialista (ginecologo o pediatra) per visite di follow-up;
b) non tutto il personale sanitario è istruito per eseguire una corretta valutazione sottovalutando la gravità del problema [3];
c) mancanza di diagnostica strumentale (ad esempio neuroimaging);

d) pochi medici specializzati sul territorio, si assiste a una migrazione nelle grandi città o nelle zone più ricche;
e) carenza di un’assistenza capillare sul territorio, i centri della salute (le nostre guardie mediche) sostituiscono spesso gli ospedali (si arriva a partorire anche lì) e il servizio spesso è gestito da personale non qualificato.

I secondi, i fattori parzialmente modificabili, sono legati nell’identificare la patologia stessa.

FATTORI EZIOLOGICI:

  • le cause di CP in Tanzania differiscono da quelli nei paesi industrializzati/occidentali.

Ad esempio, in Tanzania si assiste a una CP post natale legata a meningiti, ittero, malnutrizione.

Ciò indica che la differenza della lesione porta ad una valutazione diversa (le lesioni post natali hanno un diverso timing durante lo sviluppo cerebrale rispetto a quelle prenatali);

in aggiunta la conoscenza che abbiamo sulle valutazioni di predire la CP e gli strumenti generalmente utilizzati sono basati su studi nelle popolazioni industrializzate/occidentali, questo ridurrebbe la qualità della valutazione in contesti in via di sviluppo [3].

In tal senso la ricerca potrebbe indirizzare gli studi per questa popolazione specifica e saperne di più sulla valutazione di predire la CP.

Infine abbiamo i fattori non modificabili legati alla manifestazione della patologia stessa.

FATTORI TEMPORALI:

  • la CP può manifestarsi sopra l’anno quando gli impairment sono lievi, moderati o legati alle funzioni cognitive superiori (disabilità cognitiva); in altre parole il deficit emerge quando la richiesta funzionale aumenta pertanto risulta difficile predirlo sotto l’anno e poter intervenire precocemente [3].

Analizzando questi dati nel tempo mi sono reso conto che tutto ciò che fanno i centri sostenuti da Comunità Solidali nel Mondo, intervengono per ridurre questi elementi che rallentano la presa in carico del bambino con disabilità.

Infatti adottando le linee guida della riabilitazione su base comunitaria (CBR) si cerca da anni di  educare e sensibilizzare la popolazione, di raggiungere in maniera capillare le periferie, di migliorare i servizi sul territorio facendo rete con le istituzioni locali, fare formazione agli operatori e al personale locale, creare attività di micro credito per ridurre lo svantaggio economico.

È tutto ciò che Comunità Solidali nel Mondo fa da tempo; tutto per ridurre quel soffocante peso che la disabilità crea, soprattutto in contesti rurali dove la distribuzione della ricchezza non è equa e si entra in un circolo vizioso povertà-disabilità dove l’una influenza automaticamente l’altra.


Bibliografia:

[1]https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4173665/

[2] CP NICE guidelines https://www.nice.org.uk/guidance/ng62

[3]https://www.researchgate.net/…/46190540_A_review_of_the…

[4]https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25488951/

Con le proprie gambe!

Inaugurato il 13 agosto 2011, quello che allora era “solamente” un piccolo centro adibito alla cura e alla riabilitazione dei bambini con disabilità, nel corso degli anni è diventato un riferimento molto chiaro per le regioni di Njombe e Mbeya, a sud-ovest della Tanzania. Il 27 febbraio del 2019 infatti, il Centro Inuka CBR è stato riconosciuto dal Governo tanzaniano come “Ospedale di Riabilitazione” sotto la gestione della Diocesi di Njombe – proprietaria della struttura – ed è entrato a far parte della rete delle strutture sanitarie della Tanzania. Solo nel 2020, il Centro ha offerto i suoi servizi a oltre 950 persone.

Il modello Inuka rappresenta sicuramente una “best practice” nel paese africano proprio per la metodologia promossa, quella Riabilitazione su Base Comunitaria (CBR nella sua sigla inglese) di cui ci siamo fatti promotori in questi anni. Il coinvolgimento delle famiglie, le attività di formazione e di informazione delle comunità locali sono esperienze che hanno segnato anche profondamente i contesti in cui abbiamo operato. Un modello di approccio “globale” alla disabilità.

Atteso che la persona con disabilità ha molteplici bisogni – oltre quello della riabilitazione – si è cercato di offrire risposte concrete attraverso un approccio integrato. Sono state promosse attività volte a favorire l’inclusione scolastica dei bambini con disabilità i quali, tradizionalmente, frequentavano le lezioni in classi differenziate. Le attività generatrici di reddito supportate in questi anni, come l’oleificio e la fattoria agricola, hanno consentito di superare lo stigma sociale che condannava le persone con disabilità e hanno favorito una loro inclusione nei contesti lavorativi e nelle comunità di appartenenza.

La partecipazione dei dirigenti di Inuka al gruppo di lavoro attivato presso il Ministero della Salute per la definizione di una Piattaforma sulla Riabilitazione e la partecipazione di Comunità solidali attraverso un suo rappresentante ha permesso di condividere con esponenti governativi istituzionali e rappresentanti di altre associazioni e centri di riabilitazione le buone prassi, i nodi da sciogliere e alcune proposte operative che speriamo possano presto diventare legge.

Possiamo dire di avere centrato l’obiettivo che ci eravamo fissati: creare un modello di servizio per la riabilitazione sulla base delle linee guida tracciate dalla legislazione tanzaniana, proporre questo modello a livello nazionale come ripetibile e aver creato le condizioni perché il Centro potesse essere sostenibile e autonomo.

Infatti la Diocesi di Njombe ci ha chiesto, a partire dal 2021, di poter procedere con maggiore autonomia, e far camminare Inuka sulle proprie gambe!

Il messaggio che ci perviene è significativo perché le nostre risorse possono essere impegnate in altri contesti dove i bisogni sono ancora scoperti.

Non faremo mancare certo il nostro supporto e il nostro aiuto, se ci verranno richiesti, ma cercheremo di incoraggiare l’orgogliosa intenzione della Direzione di Inuka di voler prendere in mano il proprio futuro.

Grazie! ASANTE SANA!

Kila Siku compie due anni

Domenica scorsa abbiamo festeggiato il secondo anniversario dall’inaugurazione del centro di riabilitazione A.Verna – Kila Siku nel quartiere di Kawe, a Dar Es Salaam, in Tanzania.

Dal 2017, anno di avvio del progetto “All Inclusive”, ad oggi sono 401 i bambini con disabilità che si sono iscritti al centro (18 in più solo nell’ultimo mese).

Prima della costruzione del centro, nel quartiere di Kawe, solo una piccola stanza all’interno del dispensario della Congregazione delle Suore di Ivrea, nostro partner locale, veniva dedicata alle cure di riabilitazione.

Dall’apertura di due anni fa, grazie anche alla maggiore capienza della struttura, è stato possibile incrementare il numero dei trattamenti riabilitativi mensili in media da 80 a 370 e il numero di bambini seguiti direttamente, ogni mese, da 30 a 70.

Il nuovo centro ha permesso di avere una segreteria per l’accoglienza, uno spazio riservato ai trattamenti individuali di cognitive e speech therapy, una stanza per i trattamenti e una palestra per gli esercizi di riabilitazione, uno studio per le visite mediche e una stanza per le attività di formazione rivolte ai genitori.

In questi due anni infatti più di 250 genitori hanno ricevuto corsi di formazione teorici e pratici riguardo la disabilità e la riabilitazione.

In questo modo è stato possibile raggiungere più bambini e assicurare loro una maggiore qualità dei servizi di riabilitazione offerti, un risultato che cerchiamo di migliorare, ogni giorno.

Grazie! Asante sana!

Martina racconta Giancarlo

L’11 gennaio è andata in onda su Tv2000, nel programma L’ora solare, condotto da Paola Saluzzi, una bellissima intervista a Martina Ciabatti.

Durante l’intervista Martina ha raccontato il grande lavoro del marito Giancarlo, scomparso prematuramente, e anche il suo supporto ai nostri progetti in Tanzania a favore dei bambini con disabilità.

Vogliamo proporvi un passaggio che ci sta particolarmente a cuore perché riassume perfettamente i nostri valori e la nostra mission.

Ci teniamo anche a ringraziare Martina per essere sempre al nostro fianco!

“Restiamo Solidali”, un successo la lotteria di Natale 2020

Lo scorso venerdì 15 gennaio alle ore 17:00 presso la sede dell’Associazione in Via Lungro 1 a Roma si è tenuta l’estrazione dei biglietti vincenti della 1° edizione della Lotteria “Restiamo Solidali”, partita a novembre 2020.

È stato un momento di felicità e di condivisione che abbiamo deciso di vivere insieme a voi attraverso una diretta facebook.

Ecco l’elenco dei 15 biglietti vincenti:

Questa prima edizione è stata un grande successo; sono stati venduti tutti i biglietti (4.000 per l’esattezza) e grazie alla generosa partecipazione di tantissime persone abbiamo potuto raccogliere  12.500€

Ricordiamo che i fondi raccolti servono a sostenere le cure riabilitative dei bambini del Centro di Riabilitazione A.Verna – Kila Siku, a Dar Es Salaam, in Tanzania.

Siamo molto soddisfatti e ringraziamo tutti gli amici che ci hanno supportato nella distribuzione dei biglietti e tutte le persone che hanno voluto “esserci comunque” acquistando uno o più biglietti. Abbiamo avuto prova dell’affetto di tante persone che avvolge la nostra associazione e soprattutto le comunità dei nostri Centri in Tanzania.

Un ringraziamento particolare va anche alle realtà che hanno deciso di esserci accanto in questa iniziativa donandoci i premi e alzando notevolmente la qualità della lotteria.

Meno di una settimana alla estrazione dei biglietti vincenti della lotteria di natale 2020 “Restiamo Solidali”

La prima edizione della nostra lotteria solidale è stata un vero successo e noi siamo felicissimi di annunciarvi che i biglietti sono esauriti!

L’estrazione si terrà il 15 gennaio 2021, alle ore 17:00 presso la sede dell’associazione in Via Lungro 1, a Roma.

Non possiamo che ringraziare le numerosissime persone che hanno deciso di partecipare e di supportare questa bella iniziativa.

Un ringraziamento particolare va anche alle realtà che hanno deciso di donarci alcuni premi:

Hotel Castello Golfo Aranci / La Casermetta Rooms & Bar / TURMS / La Chiusetta Agriturismo / BioAgriturismo La Casa degli Uccellini / Mikono Yetu – Artigianato Solidale

Grazie di cuore a tutti, ci vediamo venerdì prossimo!

Grazie! Asante sana!

Due eventi per celebrare la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità

Lo scorso 3 dicembre, abbiamo celebrato la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità presso i nostri centri di riabilitazione a Dar Es Salaam e a Wanging’Ombe.

Grazie all’evento organizzato dal personale del centro di riabilitazione Antonia Verna Kila Siku CBR si è potuto discutere di riabilitazione e inclusione sociale insieme alle autorità locali di Kawe e del distretto di Kinondoni.

La riabilitazione è un diritto primario di tutte le persona con disabilità! Questo è il messaggio principale che abbiamo deciso di trasmettere.

Durante questo evento hanno partecipato Hussein Said e Saleh Abdallah, come rappresentanti del centro di riabilitazione Inuka Southern Highlands CBR – rispettivamente fisioterapista e manager dei servizi riabilitativi di Inuka – i quali hanno condiviso con noi la loro esperienza all’interno del primo ospedale riabilitativo del Paese.

Ha partecipato anche Albino Kalolo, professore del Dipartimento di Salute Pubblica della St. Francis University College of Health and Allied Sciences (SFUCHAS), che ha raccontato l’esperienza dei centri di riabilitazione all’interno del settore Salute.

L’incontro è stato utile anche per condividere con la comunità locale i risultati raggiunti in questi quasi 4 anni, grazie al progetto All Inclusive, finanziato dall’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo).

Anche a Wanging’Ombe, presso il centro Inuka si è tenuto un evento per la Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità.

Un incontro con gli utenti (bambini e adulti), i professionisti del Centro e le autorità locali.

Abbiamo raccontato la storia di Inuka e ricordato la legge sui diritti delle persone con disabilità.

È stata un’occasione anche per ricordare l’importanza dell’istruzione e dell’inclusione scolastica.

Siamo convinti che le persone con disabilità non debbano essere escluse dalla società ma, anzi, bisogna coltivarne il talento.

Il capo villaggio ha ringraziato Inuka per il suo lavoro sul territorio e con le comunità.

Due genitori hanno esposto le loro difficoltà e ci hanno aiutato a prendere consapevolezza sull’importanza del nostro intervento.

Un Natale davvero speciale

Dal 2019 il centro di riabilitazione A.Verna Kila Siku promuove l’inclusione sociale delle persone con disabilità nella megalopoli africana di Dar Es Salaam.

Kila Siku è già una certezza per molti bambini, ora dobbiamo assicurargli una lunga, lunghissima vita.

Per sostenere il Centro abbiamo organizzato una lotteria solidale. la cui estrazione si terrà il 15 Gennaio 2021.

Non solo, da oggi sarà possibile sostenere il Centro attraverso una donazione mensile e diventare Ambasciatori di Kila Siku!

È possibile regalare questa opportunità a una persona davvero speciale e diventare così la nostra certezza per questo Natale. 

Questo perchè, nonostante il centro sia stato inaugurato a Febbraio del 2019, ha visto in questi ultimi mesi il completamento di una seconda palestra che permette di accogliere più bambini e programmare più attività riabilitative e, in parallelo, all’interno del Centro è stato realizzato l’Ostello che potrà ospitare le mamme dei bambini che vivono troppo lontano del Centro per frequentarlo di giorno e poi tornare a casa.

Inoltre l’ostello, consentirà anche di ospitare professionisti italiani volontari (neuropsichiatri infantili, fisioterapisti, fisiatri, etc.) per l’aggiornamento e la formazione del personale locale sempre in un’ottica di programmazione strutturata del Centro.

Grazie! Asante sana!

Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità

Comunità Solidali celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità in Tanzania

“Comunità Solidali celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità in Tanzania con i protagonisti di un importante progetto come ALL INCLUSIVE”

Il 3 dicembre lo staff di Comunità Solidali nel Mondo, si riunirà a Dar Es Salaam nel Centro di Riabilitazione “Antonia Verna –

Kila Siku CBR – Dar es Salaam – Kawe

” insieme agli operatori, i genitori dei bambini con disabilità che sono presi in carico dal Centro, con rappresentanti governativi e del Ministero della Salute, della Diocesi e con alcuni professionisti, come relatori, provenienti da tutta la Tanzania che operano direttamente nel campo della riabilitazione.

L’incontro sarà utile per condividere i risultati del nostro progetto All inclusive come esempio di intervento globale sulla disabilità attraverso il metodo della Riabilitazione su base Comunitaria.

Il nostro approccio è il principio-base del Disability ACT- la Legge quadro sulla disabilità promulgata dal Parlamento tanzaniano: “La persona con disabilità è un cittadino tanzaniano come tutti gli altri, con i suoi diritti e doveri.”

RESTIAMO SOLIDALI – LOTTERIA DI NATALE 2020

Vogliamo affrontare le difficoltà di quest’anno con il sorriso e, perché no? Con un po’ di fortuna!

I fondi raccolti serviranno a sostenere le cure riabilitative dei bambini del Centro di Riabilitazione A.Verna – Kila Siku.

Con soli 3€ è possibile acquistare un biglietto solidale, vincere una bicicletta elettrica e tanti altri premi e dare la possibilità ad un bambino con disabilità di ricevere le visite di cui ha bisogno.

In pratica, se vinci tu, vinciamo tutti!

ATTENZIONE: L’estrazione dei biglietti non si terrà più il 21 dicembre (come segnato sul biglietto) ma il 15 gennaio 2021 sempre presso la sede dell’associazione a causa delle difficoltà di distribuzione dei biglietti legate alla complicata situazione attuale.

Non è possibile acquistare i biglietti Online.  Ma, inviandoci una mail a solidarieta@solidalinelmondo.org sarà nostra premura darti ogni indicazione e metterti in contatto con un responsabile.

Grazie! Asante sana!

Una CASA che accorcia le distanze

Dopo mesi di lavoro, a settembre siamo riusciti ad ultimare la costruzione dell’Ostello. Oggi è perfettamente funzionante e opera a pieno regime, seppur nel rispetto dei contingentamenti imposti dalla pandemia.

Con la realizzazione di questa struttura abbiamo completato il progetto Kila Siku e disegnato una strategia complessiva orientata all’inclusione sociale della persona con disabilità nei sistemi fondamentali della salute e della riabilitazione, dell’istruzione, del lavoro, della partecipazione sociale attraverso la cultura e lo sport.

L’Ostello si rivolge a un target sociale di 2.500 bambini con disabilità, residenti nel territorio della Regione di Dar es Salaam. La disponibilità dell’Ostello consente infatti l’accoglienza residenziale di pazienti e famiglie che abitano a distanza considerevole per periodi brevi (mediamente da una a due settimane) per consentire le prime visite, l’avvio dei piani riabilitativi e la formazione iniziale dei familiari per le attività di riabilitazione. Grazie a questo progetto offriamo ospitalità nel corso di un anno a circa 100 bambini con le mamme provenienti dalla regione di Dar Es Salaam.

Un altro obiettivo ora raggiungibile con la realizzazione dell’Ostello è quello di implementare l’aggiornamento e la formazione del personale locale favorendo la presenza di 15/20 professionisti italiani disponibili ogni anno a un periodo di volontariato che, allo stesso tempo, potranno fornire gratuitamente servizi di supporto di elevata qualità al Centro.

CBR significa coinvolgere le famiglie

Coinvolgere le famiglie dei bambini con disabilità è di vitale importanza per noi.

Lo scorso 10 ottobre abbiamo incontrato i genitori dei bambini del Centro di Riabilitazione Antonia Verna / Kila Siku CBR – Dar es Salaam – Kawe.

L’obiettivo dell’incontro è stato quello di sensibilizzare i genitori sui servizi offerti dal centro e di raccogliere le loro preoccupazioni e consigli, così da poter migliorare il nostro impegno.

È stato incredibilmente formativo.

Il fisioterapista ha avuto modo di parlare di disabilità e dell’importanza del coinvolgimento delle famiglie nel percorso riabilitativo del bambino, soprattutto per quanto concerne le attività domiciliari.

I genitori sono rimasti molto contenti perché hanno potuto parlare direttamente con l’amministrazione ed esprimere i loro pareri sui servizi ricevuti.

L’incontro con le famiglie rientra all’interno del nostro programma di Riabilitazione su Base Comunitaria (CBR nella sua sigla in inglese).

Durante l’incontro hanno partecipato Azzurra Cori (coordinatrice del progetto “All Inclusive”), Suor. Anjela (manager del Centro per le  Suore di Carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea) e il nuovo fisioterapista Joseph Msaka.

Una palestra riabilitativa per i bambini e le bambine con disabilità a Dar Es Salaam – Progetto terminato

L’obiettivo del progetto era quello di dotare il Centro di Riabilitazione Kila Siku A.Verna, di un’ulteriore palestra riabilitativa destinata a bambine, bambini e adolescenti con disabilità e con enormi difficoltà economiche.

Un percorso nato a Novembre del 2018.

Era in corso la costruzione del Centro; si erano infatti completate tutte le fasi di innalzamento delle mura e della struttura in legno del tetto. Nonostante il neo centro non fosse completato, già 350 bambini disabili erano seguiti e assistiti dagli operatori nel dispensario della Congregazione delle Suore di Ivrea, adiacente al Centro in costruzione.

Sono le innumerevoli richieste di assistenza ricevute da parte delle mamme di Dar Es Salaam che ci suggeriscono di costruire una seconda palestra: questo avrebbe garantito assistenza a molti più bambini disabili della zona.

Da qui, la Campagna di Natale del 2018, promossa da Comunità Solidali nel Mondo Onlus e sostenuta dai nostri sostenitori che come noi, hanno creduto nell’importanza di dotare il Centro A.Verna – Kila Siku di questa palestra.

A Maggio del 2019 inoltre, grazie al supporto del nostro partner Gondwana – Associazione di Cooperazione e Diplomazia Popolare, la Regione Trentino Alto Adige finanzia i 2/3 del costo totale del progetto.

La palestra è oggi completata, equipaggiata e funzionante. L’azione si inserisce all’interno di un più vasto e complesso intervento di servizi di riabilitazione e di percorsi di inclusione integrale (scolastica, lavorativa e sociale), avviato nel 2017 nel quartiere Kawe di Dar Es Salaam e a partire dal 2007 nella zona sud-ovest della Tanzania.

Nello specifico i servizi offerti dalla palestra sono erogati in una logica multidimensionale basata sulla metodologia CBR (Riabilitazione su Base Comunitaria); interesseranno non solo gli aspetti sanitari ma anche quelli relazionali e sociali della persona e del suo ambiente.

La disabilità viene così affrontata come il risultato di una complessa interazione tra limitazioni funzionali/strutturali del soggetto e vincoli ambientali e la piena partecipazione del bambino all’interno di un contesto sociale.

La Cina in Africa: riflessioni di una giovane studentessa

Nell’estate 2017, durante un giro al mercato di Makambako – vicino al villaggio orfani Tumaini dove Comunità Solidali nel Mondo manda i propri volontari ogni anno – notai che su tutte le etichette emergeva quel “made in China” di cui ovunque nel mondo si riempiono oggi i banchi dei negozi. Come si sente spesso dire, infatti, la Repubblica Popolare Cinese sta scommettendo sull’Africa. La cooperazione tra i due soggetti ha origini antiche, e risale all’epoca dell’impero cinese. Le prime relazioni diplomatiche erano guidate dal desiderio di creare un’alleanza tra la Cina e paesi africani, tutti mire dell’espansione coloniale europea. Con un’intensificazione dopo la metà del XX secolo la diplomazia sino-africana si sviluppò intorno ai principi di coesistenza pacifica cinesi, tra i quali figurava l’intenzione di non interferire negli affari interni dei paesi amici. Successivamente, da semplici alleanze diplomatiche la cooperazione tra i paesi africani e la repubblica popolare cinese si estese e si rafforzò con la costruzione della ferrovia Tazara (Tanzania-Zambia Railway), nota come uno dei più importanti progetti infrastrutturali mai realizzati in Africa. Questa, sviluppata tra il 1964 e il 1976 collega le miniere di rame dello Zambia con il porto Tanzaniano di Dar Es Salaam. Il mercato di Makambako, si sviluppa intorno all’omonima stazione della suddetta ferrovia.

Fonte: https://www.economist.com/middle-east-and-africa/2017/02/04/the-hardships-of-doing-business-in-africa, 27 agosto 2019

Il progetto della Tazara e più in generale la cooperazione sino-africana sono da sempre importanti per l’immagine della Cina nel mondo. Il Focac (Forum on China-Africa Cooperation) istituito nel 2000 ne è un esempio. Questo evento, che si ripete con cadenza triennale, ha lo scopo di rafforzare le relazioni economiche, politiche e diplomatiche tra la Cina e i paesi africani. Riecheggiano infatti in questa sede i principi di cooperazione sopra citati, ma anche temi di win-win cooperation (una situazione in cui entrambe le parti hanno benefici), Beijing consensus (per contrasto al Washington consensus imposto dalle grandi istituzioni finanziarie aventi sede nella capitale statunitense) e cooperazione sud-sud.

La nuova politica della Belt and Road Initiative risponde a tutti questi principi. Di questa strategia di sviluppo, che comprende costruzione di innumerevoli progetti infrastrutturali, investimenti nell’educazione e progetti sanitari dei paesi membri, beneficia anche la Tanzania. Tra le infrastrutture cinesi nel paese rientra anche il mai realizzato porto di Bagamoyo, pochi km a nord di Dar es Salaam. L’intenzione cinese, al momento del finanziamento del progetto era di realizzare il più grande porto della costa Orientale Africana, di prolungare la Tazara fino a Bagamoyo e di costruire una Zona Economica Speciale nel villaggio. Il progetto avrebbe consentito alle merci cinesi di raggiungere più facilmente i mercati dell’Africa Sub-sahariana e a Pechino di beneficiare dell’abbondanza di risorse della regione. Tuttavia, il nuovo presidente della Tanzania nel 2016 si oppose alla realizzazione del porto per timore che il paese diventasse una neo-colonia cinese. Egli dichiarò e dichiara tutt’ora che consentirà alla Cina di procedere con i loro investimenti a Bagamoyo solo dopo una ricontrattazione dei termini dell’accordo.

Fonte : https://splash247.com/tanzania-scraps-massive-chinese-port-project/, 23/07/2020.

Col progetto Bagamoyo e molti altri, la Cina sta operando in Africa ma anche su più larga scala (si potrebbe dire pressoché globale) con la Belt and Road Initiative, che le consentirà di acquisire una posizione geopolitica importante nella guida dello sviluppo dei paesi del terzo mondo. Tuttavia, numerose sono le perplessità. Gli occidentali temono che si tratti di una moderna forma di colonialismo, finalizzata a migliorare la posizione geopolitica cinese a confronto con l’Occidente. La Cina la presenta invece come un’opportunità unica di sviluppo e di miglioramento per le condizioni di vita della popolazione mondiale. Gli africani sembrano guardare positivamente alla “mano amica” cinese che porta infrastrutture ed investimenti ai paesi, nonché miglioramenti delle condizioni di vita della popolazione. La costruzione di porti lungo la costa africana orientale e l’apertura di numerosi istituti Confucio in molti paesi dell’Africa Sub Sahariana sono un esempio di queste opportunità. Tuttavia, solo il tempo potrà dirci se la presenza della Cina in Africa porterà più benefici a Pechino o alle persone in Africa.

di Chiara Azzarelli

“Vamos juntos”

Attraverso la campagna “Vamos juntos” insieme a tanti amici abbiamo deciso di sostenere il Projeto Luar de Dança.

Projeto Luar è una ONG brasiliana che nel 2020 ha festeggiato un compleanno importante: 30 anni di danza, arte, educazione, sogni e magie tra i bambini e i ragazzi della periferia di Rio de Janeiro… E quasi 20 anni dell’amicizia del Luar con l’Italia.

In questo momento così difficile per i nostri amici e per tutta la comunità Brasiliana a seguito della pandemia del Coronavirus abbiamo ritenuto nostro dovere esprimere la nostra solidarietà a questa Associazione amica che non ha mai smesso di funzionare e che si adopera ora per distribuire cestas básicas – alimenti di base alle famiglie disagiate della periferia della metropoli brasiliana.

Un piccolo gesto che rafforza l’essere “Comunità solidali nel mondo” per sentirci parte della Famiglia Luar!

Por que somos muitos, somos únicos … Somos Luar!!

Il supporto della CEI a Inuka

Insieme a CESC Project e alla CEI – Conferenza Episcopale Italiana abbiamo potuto dare un supporto aggiuntivo al Centro di Riabilitazione Inuka CBR nella lotta contro il Corona Virus.

Lo scorso aprile, per fronteggiare la diffusione della pandemia in Tanzania abbiamo inviato i primi fondi a sostegno dei nostri Centri di Riabilitazione.

Grazie alla CEI e alla campagna di sostegno ai Paesi in Via di Sviluppo avviata durante l’emergenza è stato possibile dare continuità a questo intervento.

Sono stati acquistati tutti i beni necessari per ridurre il contagio del COVID 19: mascherine adeguate alle diverse situazioni (FFP2, chirurgiche e lavabili), guanti, detergenti, igienizzanti e termometri.

E’ stato revisionato il protocollo sanitario di accoglienza dei nuovi pazienti e quello per i trattamenti, considerando che sono ora presenti anche dei termometri a infrarossi.

Stanno per arrivare a giorni gli strumenti più avanzati: i pulsossimetri (strumento diagnostico per misurare la percentuale di emoglobina satura di Ossigeno nel sangue) e 1 concentratore di O2.

INUKA sta adoperandosi al meglio delle sue possibilità per operare in sicurezza e non permettere la diffusione del Corona Virus all’interno delle sue strutture.

I ringraziamenti di Corridonia

Lo scorso marzo, la responsabile della Casa di Riposo di Corridonia ci aveva chiesto un aiuto per l’acquisto di materiale sanitario. 

La situazione era particolarmente complessa, con ben 19 anziani su 26 positivi al Coronavirus.

 Anche grazie alla nostra donazione è stato possibile proteggere gli operatori sanitari della struttura e garantire servizi adeguati. Ora la situazione si sta normalizzando e lentamente tornando alla normalità.

Questa settimana abbiamo ricevuto i ringraziamenti del Sindaco di Corridonia Paolo Cartechini.

Pensiamo che sia giusto condividerli con voi. Grazie al vostro supporto e sostegno costante ancora una volta abbiamo potuto mettere in pratica la nostra missione e dimostrarci solidali verso le nostre comunità. 

Condividendo con voi questa bella lettera cogliamo l’occasione per ringraziare il Sindaco e gli amici della Casa di Riposo. 

ALLA
COMUNITA’ SOLIDALI NEL MONDO ONLUS
C.A del Presidente Dott. Michelangelo Chiurchiu

            Preg.mo Presidente,

            desidero esprimerLe, anche a nome dell’Amministrazione comunale e della Cittadinanza, il più sincero ringraziamento
            per la generosità che ha concretamente dimostrato con la donazione dei dispositivi di protezione individuale donati alla nostra Casa di Riposo.

             Il materiale di alta qualità consegnato (n. 21 schermi protettivi per tutti gli operatori e le n. 250 mascherine FFPS) è stato un preziosissimo
             supporto nella gestione dell’emergenza nella Casa di Riposo. La Sua donazione ha rappresentato la testimonianza tangibile di collaborazione
             e solidarietà verso chi quotidianamente è impegnato nella battaglia contro il Covid- 19.  

            L’occasione mi è gradita per salutarLa con riconoscenza, chiedendoLe di estendere il ringraziamento a tutti coloro che hanno contribuito alla donazione.

Corridonia, lì 15.06.2020

 IL SINDACO

Paolo Cartechini

Nessuno resti indietro!

In Tanzania il coronavirus ha contagiato qualche centinaia di persone e sin da subito nei nostri centri socio-riabilitativi sono state messe in atto le misure necessarie per fronteggiare l’epidemia. 

Sono stati organizzati incontri di formazione a tutte le famiglie e alle lavoratrici per la prevenzione del contagio e dopo la pausa pasquale i nostri Centri Simama CBR hanno riaperto i servizi garantendo mascherine e guanti agli operatori, predisponendo acqua e sapone all’entrata della stanza degli esercizi, e l’entrata controllata negli spazi comuni.

Come ogni mese la nostra psicologa ha telefonato a tutte le famiglie per ricordare gli impegni per le visite fisioterapiche, gli appuntamenti in ospedale e durante gli incontri giornalieri ha raccolto le difficoltà delle mamme che non riescono a venire al centro, riferendole poi all’assistente sociale che potrà così intervenire con supporti economici o visite e attività domiciliari.

Abbiamo poi deciso di incrementare il nostro servizio domiciliare in questo periodo dove la nostra presenza sul territorio come CBR (Community Based Rehabilitation) risulta ancora più importante. 

Sono state organizzate delle giornate di sensibilizzazione a domicilio, per quei bambini e quelle famiglie che non frequentano i centri Simama da un po’ di tempo e che non hanno partecipato all’incontro formativo riguardo il Coronavirus, e che vivono più lontani dai centri.

L’operatrice del centro di Uyole, Magrette, con Innocent, bambino affetto da Sindrome di Down, iscritto al programma Simama da 5 anni.

L’obiettivo, in questo momento particolare, è stato quello di informarsi sulla salute del bambino, ascoltare i genitori riguardo i problemi che impediscono di frequentare costantemente il centro, ma soprattutto parlare dell’importanza della riabilitazione e informare e formare sul Coronavirus, spiegando anche quali precauzioni sono state prese dai centri Simama CBR per assicurare il trattamento riabilitativo ai bambini. Quindi un doppio obiettivo di awareness che mira ad accrescere la consapevolezza delle mamme riguardo alla riabilitazione e riguardo alla prevenzione del Coronavirus.

Il terapista occupazionale ha accompagnato ogni operatrice del rispettivo centro così da poter informare al meglio i genitori e poter anche valutare il bambino.

La nonna di Bahati ha condiviso la sua difficoltà nel portare suo nipote sulle spalle, diventato troppo grande e pesante per lei. Il nostro staff ha deciso di valutare la possibilità di inserirlo nel programma delle visite domiciliari regolari. 

La mamma di Innocent ha perso la sua motivazione perché si aspettava più miglioramenti per il suo bambino. Questo ci fa capire quanto bisogna ancora lavorare per la formazione dei genitori, migliorare gli incontri di counselling (consulenza) dove i genitori possano condividere le proprie aspettative, e migliorare anche il dialogo con i terapisti.

Qualche genitore ha affermato di non frequentare il centro per il virus, non essendo informato adeguatamente ha preferito non andarci. Sicuramente non è l’unico motivo considerata l’assenza dai centri per molto tempo, ancora prima della comparsa del Covid 19; ma questo ci fa capire quanto i genitori siano restii a parlare e confidarsi, e accrescere la loro fiducia nel nostro programma, anche attraverso le visite domiciliari, resta un punto importante.

Fra questi bambini, Anderson, è stato trovato chiuso in casa, cosa che succede spesso da quanto ci dicono i suoi vicini di casa. La mamma è stata contattata telefonicamente e raggiunta la casa si sono affrontati diversi argomenti; per lui lo staff ha previsto delle altre visite per monitorare la situazione e cercare di comprendere le necessità della madre. 

Questi alcuni dei feedback ricevuti nelle tre giornate; ma in generale tutti i genitori sono stati contenti della visita, dell’attenzione, e anche delle informazioni ricevute. L’importanza della riabilitazione costante e della frequenza del centro socio-riabilitativo, ciò che si è fatto e si sta facendo per migliorare i servizi, e in questo periodo cosa si sta facendo per proteggersi dal Coronavirus pur continuando le nostre attività.

Il prossimo mese faremo una verifica di queste giornate per capire se questi bambini, e quelli seguiti nelle giornate degli special case (programma mensile di visita per quelle famiglie che non frequentano i centri socio-riabilitativi da almeno 3 mesi), siano ritornati a frequentare i centri, e capire anche se i nostri obiettivi sono stati raggiunti.

Joshua Obadia, iscritto al programma Simama da 4 anni, vive molto lontano dal centro, e le strade sterrate vicino casa rendono difficile raggiungere il centro con la sedia a rotelle.

Umanità Solidali – INUKA!

Diversi gli argomenti trattati. Dall’emergenza scoppiata in casa e che ci ha costretti a rivedere le nostre attività in Italia e in Tanzania, a riflessioni sul ruolo fondamentale della donna nei nostri centri di riabilitazione di Dar Es Salaam, Mbeya e Wanging’Ombe.

Il coronavirus non ha certamente intaccato la nostra passione e volontà di essere attori di cambiamento, solidali con le comunità a cui siamo legati da anni e anche con quelle più vicine. Stiamo affrontando l’emergenza e ci stiamo preparando per affrontare il post-emergeza. 

Se non potremo ricevere i bambini con disabilità nei nostri centri saremo noi a raggiungerli e offriremo assistenza alle loro famiglie. Per questo motivo, abbiamo deciso di destinare i fondi raccolti dalla campagna 5×1000, appena partita, alle attività di assistenza e alle terapie domiciliari. 

E quando il distanziamento fisico non sarà più necessario noi saremo pronti a riaprire e, come noi, sarà pronto l’ostello destinato all’accoglienza delle mamme dei bambini con disabilità. Il primo piano è quasi completato e procedono anche i lavori di costruzione della palestra che permetterà di aumentare gli spazi destinati alle attività riabilitative per i bambini del Centro A.Verna – Kila Siku.

Non possiamo fermarci, dobbiamo andare avanti per Hamza, un bambino di 7 anni affetto da paralisi cerebrale, in evidente stato di malnutrizione durante la sua prima visita al nostro centro di Dar Es Salaam. Dobbiamo continuare a seguire sua mamma con attività di formazione e supporto psicologico. 

Grazie! Asante sana!

Con il tuo 5×1000 potremo raggiungere più bambini

Dopo essersi diffuso in gran parte del mondo ed aver intaccato molti paesi del continente africano, il virus, che tanto duramente stiamo combattendo in questi giorni, ha purtroppo raggiunto anche la Tanzania.

Abbiamo deciso di impegnarci anche in Italia e di venire incontro alle esigenze delle case di riposo di Cingoli e Corridonia nella Regione Marche, recapitando loro materiale sanitario. La felicità degli operatori e quella dei nonni, assistiti dalle due case, ci ha riempito di gioia e ha rafforzato  la volontà di continuare ad essere solidali per le comunità più vicine e più lontane.

Non possiamo e non vogliamo dimenticare popolazioni che troppe volte sono state lasciate sole in balia di crisi sanitarie che non sono in grado di sostenere ed affrontare.

Dal 2007 siamo presenti in Tanzania al fianco dei più deboli e ci siamo impegnati per migliorare la qualità della vita di oltre 3000 bambini con disabilità e delle loro famiglie grazie ai nostri centri Inuka di Wanging’ombe, A.Verna – Kila Siku di Dar Es Salaam e Simama di Mbeya.

Dopo un primo invio di fondi a inizio aprile per l’acquisto di 6000 mascherine, 8000 paia di guanti monouso, sapone liquido e cloro, dobbiamo continuare a salvaguardare la salute dei bambini dei nostri 3 Centri, delle loro famiglie e di tutto il personale interno ed esterno.

Grazie al tuo 5×1000 potremo raggiungere i bambini che vivono lontano dai nostri centri e assistere le loro famiglie durante l’emergenza e il post emergenza.

In un contesto così problematico a livello locale e mondiale c’è solo un modo per reagire: restare solidali.

Michelangelo Chiurchiù

Un viaggio che inizia con una strada di terra rossa

Uno degli aspetti che più mi ha incuriosito ed emozionato, in questa breve esperienza di servizio civile in Tanzania (nella regione di Mbeya), è stata la possibilità di affiancare gli operatori locali nelle majumbani, ossia negli incontri domiciliari con i bambini con disabilità e le loro famiglie. Osservare i bambini negli spazi in cui vivono e nei momenti della loro vita di ogni giorno, mi ha aiutata a comprendere bisogni e priorità riabilitative nel loro contesto. Accanto all’opportunità di crescita professionale, in questo breve periodo, ho ricevuto molto di più! Ogni volta che entravo nella casa di un bimbo, avvertivo di avere un grande privilegio: quello di poter conoscere davvero l’altro, nei suoi ritmi, nella sua quotidianità, nelle sue modalità di condividere gli spazi e di accogliere l’altro.

Gli incontri a casa sono stati un susseguirsi rapido di sensazioni, emozioni, osservazioni e ascolti nuovi; e la sera tra una partita a carte e un film, ci si ritrovava spesso ad aver bisogno di condividere tra noi civiliste e CCP impressioni e pensieri; ed è stato bello avere accanto qualcuno a cui raccontare e con cui confrontarsi.

Da quel che, in questo breve periodo in Tanzania abbiamo avuto modo di osservare, le visite domiciliari prevedono una routine di base, una sorta di “ritmo che ritorna”. Una mia amica, a cui raccontavo questa sensazione di un qualcosa che ha accomunato tutti gli incontri domiciliari, mi spiegava che quel ritmo di base di cui le parlavo si chiama in musica (specialm. etnica) “ostinato ritmico”. Con un paragone musicale, quindi, potrei dirvi che le poche majumbani, che abbiamo modo di aver vissuto, hanno avuto un “ostinato ritmico” inatteso, nuovo, piacevole…

“L’ostinato ritmico” delle nostre visite domiciliari Mbeya

Le visite domiciliari iniziano sempre con il risveglio presto la mattina, si parte con uno zaino in spalla, riempito di semplici giochi per i bambini. Da casa si cammina a piedi fino alla fermata del “daladala” (piccolo bus locale), con il quale si raggiunge il luogo preciso dell’appuntamento, dove si incontrano i terapisti locali. Così tutti insieme ci si avvia lungo stradine di terra rossa, sotto il sole o la pioggia, fino all’abitazione della famiglia che ci attende.

Gli incontri a casa iniziano sempre con un “Hodi! Hodi!” in coro (toc! toc!) sull’uscio di piccole case e con in risposta un sonoro e accogliente “Karibuni dada” ovvero benvenute sorelle. Eh si! ci chiamano dada!, questo è un aspetto che mi ha emozionato fin dai primi giorni in Tanzania. Perché, seppur sei un’italiana appena arrivata e che non parla la loro lingua, loro ti accolgono, chiamandoti “dada” e presto ci sia abitua con piacere a chiamare l’altro “kaka” (fratello) o “dada”, e “mama + il nome del bimbo” nel caso in cui sia già una mamma.

Le majumbani iniziano sempre con un’onda vivace e lunga di saluti (Shikamoo, Habari za asubuhi, habari za nyumbani, habari za familia, …). Perché i Tanzaniani dedicano al saluto tempo e parole e ogni volta ti trasmettono e ti insegnano la bellezza di questo momento. Il loro saluto rilascia calore, voglia di accogliere e creare una relazione e un legame con l’altro. Un secondo momento importante è quello del presentarsi all’altro, un momento di ascolto vero e condivisione.

E infine l’ostinato ritmico più vivace nelle visite domiciliari è l’ospitalità: quella loro calorosa accoglienza anche se c’è poco spazio, quel loro sorridente offrire all’altro anche se si ha poco o nulla.

All’interno di questo ritmo che ritorna, poi ogni domiciliare regala un suono propriouna sfumatura musicale unica, creata dall’unicità del bambino, che si va a trovare. Infatti, ogni bimbo conosciuto durante le visite domiciliari ci ha rilasciato prime sensazioni ed emozioni diverse. Tra loro, scelgo di raccontare l’incontro con

Rehema, perché aveva qualcosa di particolare nel suo portamento: di umile, dolce e fiero al tempo stesso, che mi ha suscitato nell’immediato tanta tenerezza.

Al nostro “Hodi! Hodi!”, Rehema ci viene incontro sull’uscio della porta, con accanto i suoi fratellini.

Rehema, undici anni, ci accoglie con un lieve “karibuni” e un sorriso vivace e timido al contempo. Risponde al nostro saluto, ma poi abbassa lo sguardo e inclina un po’ il capo: da un lato, sembra vergognarsi un po’, dall’altro, sembra assumere un atteggiamento di rispetto e riverenza nei nostri confronti. Accanto ai fratellini assume un portamento molto diverso: il petto più in fuori e il capo più dritto e nel porsi ha una sorta di fierezza da sorella maggiore. Sembra abituata ad occuparsi di loro e i bimbi sembrano avvezzi a seguire la sua voce e i suoi richiami.

Rehema, con un gesto timido ci invita a seguirla, appare fiera di guidarci lei nell’ingresso a casa. La mamma non c’è, probabilmente è nei campi e ci raggiunge poco dopo. Ci precede nel breve corridoio che porta alla stanza della sua casa. Noto che cammina lentamente provando a controllare il suo passo, ma nonostante lo sforzo, la gamba destra le rimane un po’ indietro e ha un’andatura falciante. Rehema ha una paralisi cerebrale, più precisamente un’emiparesi destra, la sua gamba non le consente un’andatura normale e fluida, il suo braccio è rigido, pressoché immobile e lei lo nasconde un po’, camminando con le braccia semiconserte.

Dopo esserci sedute nella stanza della sua casa, le operatrici invitano la bambina a salutarci con “Shikamoo!”, provando ad utilizzare la mano destra per il gesto che prevede il saluto. “Shikamoo” è un saluto formale e rispettoso che i più piccoli e i giovani riservano alle persone più grandi o anziane ed è associato ad un gesto: il più piccolo d’età pone la sua mano sul capo del più grande. E Rehema, con imbarazzo, ma tenacia, aiutandosi con il sinistro, solleva il suo braccio e mano destra e ci saluta tutte con una voce esile e dolce. Poi si siede e sorride: sembra proprio contenta di averci lì, sedute a casa sua, e partecipa all’intera conversazione, per la maggior parte del tempo ascoltando quanto le viene detto.

Appena le operatrici iniziano a parlare, nella stanza arriva una ragazza, molto giovane, con un neonato di pochi giorni avvolto nel kitenge e addormentato sulla sua schiena. Intuisco essere la sorella maggiore di Rehema, le chiedo del piccolo e le facciamo gli auguri per la sua nascita. Poco dopo, compare anche un uomo, molto giovane anch’esso, il papà del piccolino. È una stanza vivace, movimentata. Le case (spesso stanze) in Tanzania sono sempre un po’ affollate: piene di parenti, vicini. A me occidentale, più abituata al nucleo familiare, “le case piene” fanno sempre un po’ strano e sono sempre incantata e incuriosita dall’ingresso e presenza di tante persone!

Le terapiste iniziano a parlare con Rehema e lei risponde con voce via via più sicura e ridendo di tanto in tanto; talora interviene anche la sorella maggiore. Comprendo ancora davvero molto poco di kiswahili, ma intuisco che stanno parlando delle attività che fa a casa: cucinare, lavare, prender l’acqua… e le chiedono se continua a fare esercizi per la sua mano. Osservo che, durante l’intera conversazione, con la mano sinistra Rehema continua ad aprirsi le dita della mano destra, rigide (per l’ipertono) e a massaggiarsi la mano, lo fa con imbarazzo, ma dolcezza e calma. Se si incrocia il suo sguardo, lo abbassa, con un fare vergognoso ma sorridendo.

Poco dopo, ci raggiunge anche la mamma di Rehema, con lei le terapiste proseguono la conversazione già avviata con la bambina e la sua sorella maggiore. Intuisco di nuovo, che c’è uno scambio di suggerimenti e consigli di attività quotidiane da far fare alla bambina.

La mamma è seduta vicina a lei, non capisco esattamente ciò che dice alle operatrici, ma il suo sguardo verso Rehema è tenero e fiero. Si somigliano molto, anche lei ha un atteggiamento “raccolto”, umile e rispettoso verso le riabilitation workers e la psicologa. Annuisce e ringrazia spesso.

Poco dopo la giovane sorella di Rehema esce e torna con una soda per ognuna di noi. Io e Chiara ci sentiamo in imbarazzo nell’accettare da loro che hanno poco, la bevanda offerta e riservata solo a noi ospiti. Ma le operatrici ci invitano a bere, ci hanno insegnato che bisogna sempre accettare, accogliere ciò che viene offerto a casa dei bimbi. Perché accogliere qui è segno di rispetto, di gradimento e per loro offrire è un’usanza, un modo di ringraziare l’ospite.

Finito l’incontro ci accompagnano, ma non alla porta come mi aspetterei io, Rehema, la sua mamma e i suoi fratellini ci fanno compagnia per un lungo tratto di strada di terra rossa che dal loro villaggetto porta alla strada principale. È capitato spesso, durante le domiciliari, che poi le mamme ci accompagnassero per un lungo tratto di strada, anche le mamme con bimbi pesanti sulla schiena. Ed io, con i miei occhi occidentali, ogni volta dentro di me mi chiedevo fin dove ci avrebbero accompagnato e mi stupivo di tanto rispetto, accoglienza e riverenza. Loro facevano tutto ciò con spontaneità, calma e naturalezza.

Tornando alla dolce Rehema, all’incrocio con la via principale, la salutiamo abbracciandola e lei per abbracciarci prova a sollevare anche il suo braccio destro. Salutiamo i suoi fratellini e la sua mamma. C’è di nuovo uno scambio vivace di saluti “Asante sana” “Karibuni sana” (grazie tante, benvenuti ancora! tornate! da parte della mamma) e da parte nostra un sentito “Asante Mama Rehema, Tutaonana Mama, Tutaonanaa Rehema” (grazie mamma, ci vediamo mamma, ci vediamo Rehema).

E dicendoti Tutaonana, pensavamo davvero Rehema di rivederti presto, dopo alcune settimane dal nostro primo incontro, per aggiornarci con le operatrici locali su come andavano le attività a casa.

Io Rehema, non so come andrà il mondo nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, nei prossimi anni… ma forse come ci stavate insegnando voi tanzaniani, con la vostra fede e fiducia spontanea e semplice… Mungu akipenda tutaonana tena (se Dio vorrà, ci rivedremo ancora).

E se torneremo, bimbi tanzaniani, sarà davvero bello venirvi a conoscere nelle vostre casette e sperimentare la continuità dell’incontro con voi, aspetto che per il precoce rientro non abbiamo avuto modo di vivere.

Tutaonana Rehema! tutaonana watoto watanzania!

Mungu atulinde

Tunatumaini sana kurudi Tanzania!

Asante Tanzania!

Di Valentina Collina, volontaria SCU 2020 con Gondwana e Cesc Project a Mbeya, in Tanzania

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